Politica

Gioco d’azzardo: divieti anacronistici nell’era di internet

Divieto di pubblicità dei giochi d’azzardo su mezzi di trasporto pubblico e nei luoghi frequentati prevalentemente dai minori. È questa una delle norme che il ministro della Salute, Renato Balduzzi pare intenzionato a portare oggi in Consiglio dei Ministri.

È una disposizione che dimostra, una volta di più quanto poco chi ci Governa conosce i fenomeni che pretende di regolamentare. La preoccupazione del ministro è, naturalmente, sacrosanta: proteggere i minori dal rischio di c.d. ludopatie ovvero dal pericolo che si lascino risucchiare dal vortice del gioco d’azzardo.

La soluzione proposta dal ministro è, tuttavia, anacronistica, primitiva e inutile. Quali sono i “luoghi frequentati prevalentemente da minori” ai quali pensa il ministro Balduzzi? Le scuole? Le discoteche? Gli stadi? O magari gli oratori delle parrocchie? Benissimo. Vietiamo la pubblicità in tutti questi luoghi ed in ogni altro luogo fisico accessibile ai minori e vietiamola, come già previsto nella bozza del provvedimento che il ministro della Salute sta per portare in Consiglio dei Ministri, anche in televisione, in prossimità dei programmi destinati ai minori.

Non avremo risolto assolutamente nulla.

Forse sfugge al Signor Ministro che i minori che lui intende tutelare sono i c.d. “nativi digitali”‘ figli di una generazione che, per sua fortuna, snobba la tv e vive – nel senso più pieno del termine – online. È la generazione degli smartphone, dei social network, delle chat e dei motori di ricerca. Quella che se vuole qualcosa chiede a Google, Yahoo o Bing dove e come trovarla.

Sono almeno venti milioni gli italiani che usano Facebook e sono più o meno la metà quelli che frequentano le pagine bianco-blu del più popolare social network quotidianamente. Internet è, per eccellenza, “il luogo frequentato prevalentemente dai minori” o, almeno, on line, ci sono centinaia di migliaia di pagine che vengono frequentate, quotidianamente, prevalentemente da minori.

Esistono – chissà se il Ministro lo sa – social network frequentati pressoché esclusivamente da minori attraverso le cui pagine i minori si cibano di ogni genere di contenuto e informazione, giocano, si conoscono, crescono e si confrontano.

Cosa facciamo vietiamo la publicità anche li? Chiudiamo Internet? O magari facciamo un indice delle pagine per minori e vietiamo di pubblicizzare il gioco d’azzardo sulle pagine che esporranno un bollino verde come quello dei programmi per minori in tv?

Il gioco d’azzardo, in Italia, è un’attività regolamentata e nella quale, peraltro, lo Stato gioca un ruolo ingombrante ed ambiguo.

Se davvero esiste un problema e se lo si vuole affrontare, prima di pensare a vietare la pubblicità in luoghi che i minori frequentano sempre meno, forse varrebbe la pena di fare in modo che i sistemi – peraltro largamente usati – per rendere più difficile ai minori accedere alle piattaforme di gioco funzionino e, magari, riscoprire il senso di una vecchia parola che, nella società dei divieti inutili, sembra sempre più spesso dimenticata: educazione.

Promuoviamo dei corsi per “alfabetizzare” gli adulti all’uso consapevole di Internet affinché nelle scuole e, prima ancora, nelle famiglie, siano in grado di guidare e suggerire ai minori come usarela Rete in modo costruttivo ed intelligente, con un approccio critico.

È davvero un peccato constatare che anche quando sono animati dalle migliori intenzioni, i nostri ministri, siano incapaci di confrontarsi con i fenomeni di questa società quasi provenissero – ma si tratta, forse, dell’amara verità – da un altro pianeta.