Politica

Bersani di lotta o di governo?

pierluigi bersani
Pier Luigi Bersani ha dato una lunga intervista a Repubblica per dire che il governo dei tecnici è “una parentesi” da chiudere e per candidarsi alla guida del prossimo governo. Data la complessità degli argomenti, ne citiamo i passaggi chiave con traduzione in italiano corrente per i lettori meno scafati.

Qualunque ragionamento sul prossimo futuro deve partire dal presupposto che non vengano abolite le elezioni, magari su suggerimento di Moody’s. Se in Italia passasse l’idea che la politica non è in grado di tirarci fuori dalla crisi, noi ci porremmo automaticamente al margine delle democrazie del mondo”.
Non posso essere più esplicito, ma il vero pericolo non è tanto l’antipolitica quanto la voglia di commissariamento della democrazia che pervade non posso dire chi.

Il limite della soluzione tecnica non sta nel governo Monti, che pure ha fatto un gran lavoro, ma nella mancanza di univocità di una maggioranza che ha opinioni diverse, perché in natura esistono una destra e una sinistra alternative l’una all’altra”.
A forza di raccomandarmi le intese cordiali con i berlusconiani Napolitano mi farà perdere le elezioni.

Abbiamo fatto la moneta unica, con Prodi, D’Alema e Amato abbiamo raggiunto accordi storici con la Ue e la Nato. Ho lavorato con Ciampi e Padoa- Schioppa. I mercati e le cancellerie non possono far finta di non conoscerci. Se ci sono manovre interessate per dire che nell’Italia del dopo Monti non c’è un presidio credibile, noi siamo qui, con la nostra storia, a dimostrare che non è vero”.
Il partito montiano nel Pd mi imputa di non avere solide relazioni internazionali, e che se vado a Washington dicendo che sono il segretario mi fanno ricevere dalla segretaria.

“Io dico che in un Paese maturo si fronteggiano un centrodestra, un centrosinistra ed eventualmente una posizione centrale che da una legislatura all’altra può dare flessibilità al sistema”.
Lo so, rischio di vincere le elezioni e dipendere dai voti di Casini. Ma che posso farci? Sbattermi per prendere tanti voti non è nella mia natura, mi sentirei un demagogo populista.

E poi, hai visto mai, può succedere che una figura come Monti non riesce a portare a casa una legge contro la corruzione, e invece Bersani ci riesce”.
Credete che non mi sia accorto che Monti ogni volta che c’è da fare una cosa di sinistra fa il furbo, e mi fa piovere sulla pagina Facebook tonnellate di insulti? Mi starei stufando.

A Monti chiedo un cambio di passo. Non sono d’accordo su come stanno andando le cose. È ora di riscrivere l’agenda. Per noi progressisti è il momento di rompere l’avvitamento tra austerità e recessione. Il rigore non va abbandonato. Ma è ora di aprire gli occhi”.
Questi tecnici supponenti mi hanno rotto, ma se lo dicessi più chiaro mi sentirei un demagogo populista.

Sento parlare di via d’uscita dalla crisi. Io credo nella possibilità di uno spiraglio, ma ancora non lo vedo”.
Monti fa l’ottimista con il culo degli altri, cioè di chi governerà dopo.

C’è un crollo della produzione industriale, un segno meno nei consumi, lavorano 22 milioni di italiani su 60. Io chiedo: come affrontiamo queste emergenze?”.
Faccio la domanda io prima che qualcuno la faccia a me.

Leggo di piani energetici, di piani per gli aeroporti. Per carità, va tutto benissimo. Ma i problemi di famiglie e imprese, in questo momento, sono altri. Per esempio: il prezzo della benzina si può ridurre? I pagamenti della Pubblica Amministrazione sono stati sbloccati?
Perché Passera non si fa il mazzo come me lo facevo io al ministero dello Sviluppo economico, anziché occuparsi della sua carriera politica?

Sento parlare di una defiscalizzazione dell’Iva sulle infrastrutture, praticamente senza copertura”.
L’ossessione di Passera e del mio vice segretario Enrico Letta per le infrastrutture, grandi, costose e inutili, ci farà perdere un sacco di voti.

Noi proponemmo un’imposta sui grandi patrimoni immobiliari per alleggerire l’Imu. Non si fece allora, per me va fatta adesso”.
E’ almeno un anno che chiedo la patrimoniale, ma Monti fa finta di non sentire perché Berlusconi non vuole, io non alzo la voce perché mi si spacca il partito.

Per me in una democrazia liberale il diritto alla riservatezza di chi è al di fuori da un’indagine penale non è un optional. Ma attenzione: questo diritto si garantisce con un filtro rigoroso affidato alla magistratura, senza limiti alle indagini e bavagli all’informazione”.
Napolitano e Monti si tolgano dalla testa di farmi votare una legge bavaglio a ridosso delle elezioni.

In questi mesi non ho mai alimentato polemiche, e continuerò a farlo. Siamo dentro la più grave crisi del dopoguerra. Ne usciamo solo se c’è condivisione tra noi”.
Manco lo nomino Matteo Renzi, per far vedere quanto detesti quel chiacchierone che non capisce la gravità della situazione.

Il percorso è chiaro. In autunno vareremo una carta di intenti, con regole d’ingaggio, criteri di partecipazione, impegni e responsabilità comuni. E tra novembre e dicembre faremo le primarie di coalizione”.
Il percorso è chiaro: se non vinco le primarie i montiani, dalemiani e rottamatori del Pd mandano un altro a palazzo Chigi. Perché mentre io dico basta al populismo carismatico quelli mi dicono dietro che non ho carisma.

Entro ottobre saranno pronti 10-15 punti di programma, non 281 pagine”. 
Il megaprogramma del 2006 di Prodi conteneva tutto e il contrario di tutto. Bisogna avere poche idee ma chiare. Mi ci vorranno almeno due mesi.

Il Fatto Quotidiano, 25 agosto 2012