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Piccoli Pirati crescono

Un recente sondaggio compiuto da Spincon ha individuato, nella fauna dei micro-partiti che popolano il sottobosco politico italiano, una creatura arrivata all’1,2% nelle intenzioni di voto: il Partito Pirata.

Idealmente dipendenti dai successi maturati dagli omologhi tedeschi e svedesi, le ramificazioni nazionali del PPI (Partito Pirata Internazionale) acquistano ogni ora nuovi aderenti, mettono a disposizione dei tesserati la piattaforma decisionale Liquid Feedback e rivendicano l’affondamento del trattato Acta, da parte del Parlamento Europeo, come una propria vittoria.

Il Partito Pirata francese è tra questi. Organizzato in sezioni diffuse su tutte il territorio nazionale, i suoi iscritti non superano il migliaio, come il numero di preferenze individuali raccolte alle ultime legislative. Ma chi oggi sibila, domani potrebbe alzare la voce: abbiamo seguito due riunioni della sezione Ile-de-France del partito, e l’impressione è che questi “corsari” del XXI secolo siano solo all’inizio della loro avventura.

«Mi sono iscritta tre mesi fa, dopo aver seguito la campagna presidenziale, – racconta Mathilde, 30 anni, scenarista di cartoni animati – allora mi sono chiesta: “ma è questo il dibattito politico?”»: Mathilde è tra i diciassette partecipanti alla riunione della sezione Ile-de-France, il 17 luglio 2012 al rock bar La Mecanique Ondulatoire, vicino alla Bastiglia. «Ho scoperto i pirati grazie alla stampa europea. Li ho seguiti da lontano, nei vari forum e dibattiti online, poi mi sono convinta a partecipare a una riunione, e l’ho trovata appassionante».

Anche noi, da novizi qualunque, abbiamo ascoltato per la prima volta un incontro online: seguendo le indicazioni fornite sulla pagina Facebook del partito, abbiamo scaricato Mumble, software gratuito e open source che permette la criptazione delle conversazioni, per preservare la privacy degli utenti. Qualche aggiustamento tecnico, ed eccoci in mezzo a un dibattito sui quindici punti all’ordine del giorno. Il dibattito, moderato da Stéphanie Geisler, coordinatrice della sezione, è durato circa due ore, tra cinque o sei membri attivi. Gli altri sono rimasti muti ma in ascolto. «Non siamo né di destra né di sinistra, siamo avanti –  dice Stéphanie, prima della riunione alla Mécanique, – non è necessario essere esperti in informatica per poter diventare pirati. La nostra sezione oggi conta quasi trecento aderenti: abbiamo organizzato pic-nic, dibattiti e ci siamo messi in evidenza durante il Gay Pride, con spade e costumi». I membri della sezione s’incontrano ogni settimana, una volta su Mumble e una volta in un bar: «Stiamo cercando una sala per le riunioni» è il primo punto di tutti gli ultimi odg.

«Lavoro come distributore di film, – racconta Jacques, 36 anni – sono attirato dalla questione sulla condivisione di film online. Anche se può sembrare un paradosso, credo che il successo in sala, come dimostrano numerosi studi indipendenti, sia direttamente proporzionale al numero di condivisioni online». Un tema, quello sul diritto d’autore, che scatena più di una discussione nel corso della serata. «È su questo punto che le persone aspettano una nostra posizione chiara» dichiara un altro militante, che si presenta come editore di libri: «Vorrei che elaborassimo un ”manifesto del diritto d’autore”».

Per François, 24 anni, i punti critici da affrontare sono altri: «La diffusione di internet non è una minaccia per la democrazia, al contrario, modifica il nostro rapporto con essa. È importante che ci sia una riflessione, e i pirati sono gli unici a portarla avanti».

Finora poco usato dai francesi, il software Liquid Feedback permette a tutti gli iscritti di votare in prima persona le decisioni e il programma del partito. In questo modo si realizza, quando a votare sono un numero rilevante di aventi diritto, quella “democrazia diretta” di cui tanto abbiamo sentito parlare.

Ma, alla fine, esiste ancora il bisogno di riunirsi di persona, guardarsi negli occhi, bere una birra insieme e farsi coraggio in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. «La politica è come la religione, – spiega Jean-Paul, pirata sulla sessantina – entrambe si basano sull’incarnazione».

di Jacopo Franchi, giornalista a cafebabel.it

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