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Spagna, la crisi e il rischio contagio

Da alcuni giorni la Spagna è al centro di una gravissima crisi di fiducia. Qualcuno si è spinto a dire che giovedì (26 luglio) ci potrebbe essere una vera crisi sistemica se il Tesoro spagnolo non riuscisse a finanziarsi sul mercato. L’economia spagnola al momento soffre di alta disoccupazione, presenta un deficit pubblico ancora alto e un sistema bancario molto fragile.

Nel 2011 il deficit pubblico in Spagna era pari all’8 per cento. I progetti del governo sono di ridurre il deficit al 5,3 per cento nel 2012 e per realizzare questo obiettivo sono stati annunciati tagli alla spesa pubblica, un aumento delle tasse, misure per l’emersione di capitali esportati illegalmente e lotta all’evasione fiscale. Vari osservatori tuttavia ritengono che la Spagna non riuscirà a raggiungere l’obiettivo di un deficit pari al 5,3 per cento.

La disoccupazione spagnola è a livelli del 24,4 per cento, un vero record in Europa. Basti pensare che la disoccupazione era all’8,3 per cento solo cinque anni fa.

Ma forse l’elemento più preoccupante è rappresentato dalla fragilità del sistema bancario iberico. Il Santader e la BBVA (due grandi banche spagnole) sono la prima e la terza più grande banca per capitalizzazione in Europa, si tratta di colossi che se fallissero causerebbero effetti dirompenti sul sistema bancario di tutto il continente. Il sistema bancario spagnolo ha finanziato senza riserve il boom immobiliare e la caduta dei prezzi delle case dal 2009 in poi sta mettendo a rischio la sopravvivenza delle banche spagnole. Nel 2011 sono state vendute solo 360.000 case in Spagna, la metà rispetto al numero di immobili venduti nel 2007. Vi sono state debolezze gravi nel sistema di vigilanza sul sistema bancario spagnolo.

Le banche spagnole sono esposte per quasi 470 miliardi di euro sul mercato immobiliare i cui prezzi sono in caduta da anni, senza prospettive di ripresa a breve termine. Anche i mutui inesigibili sono in forte aumento. Si impone quindi la necessità di una ricapitalizzazione delle banche spagnole e forse anche delle nuove aggregazioni. Secondo la Banca di Spagna sarebbero necessari 29 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche e 15,5 miliardi di nuova liquidità per mettere il sistema in condizioni di sicurezza. Ma in realtà le richieste di rifinanziamento da parte delle banche sono dell’ordine di 152 miliardi di euro.

La Spagna è la decima più grande economia del mondo e la quarta nell’area dell’euro. La Spagna ha forti legami con gli altri paesi europei ed è il più importante investitore in molti paesi dell’America Latina.

Il sistema bancario spagnolo si è spinto lungo la pericolosa strada della speculazione immobiliare molto di più di quello italiano. La crescita spagnola è stata drogata per anni dalla bolla immobiliare e oggi i nodi vengono al pettine. A differenza dell’Italia la Spagna non ha un’industria manifatturiera molto sviluppata e soprattutto non ha quattro milioni di intraprendenti piccole imprese come l’Italia. 

La situazione attuale quindi è molto più difficile per la Spagna. Ma vi è un rischio di contagio. La caduta dei corsi dei titoli pubblici spagnoli, l’aumento della sfiducia sulla solvibilità dello Stato iberico, l’impennata dei tassi sui titoli pubblici spagnoli sta contagiando anche i titoli italiani.

In questo scenario tuttavia l’Europa è pericolosamente silente. I leader europei giocano pericolosamente con il fuoco. I tedeschi e altri paesi del nord Europa vorrebbero che prima i paesi del Sud Europa realizzassero le riforme necessarie per risanare il deficit e per avviare un rientro dal debito pubblico. Ma nel frattempo si rischia una crisi di liquidità che potrebbe trascinare tutto il continente nell’abisso.