Società

Catania, la Resistenza nel 2012

Periferie. Il Gapa da venticinque anni opera nel disagiato quartiere di San Cristoforo a Catania. Il quartiere, da molti anni dominato dalle cosche, è segnato da un’estrema emarginazione causata dalla disoccupazione e dall’abbandono. Fra le attività del Gapa (doposcuola, educazione alla legalità, attività rivendicative e di promozione sociale) c’è anche l’informazione con un giornale di quartiere, “I Cordai“, che partecipa al progetto dei “Siciliani Giovani” (testate di base in rete). L’ultimo numero è dedicato alla chiusura dell’unica scuola del quartiere. Non sono il Corriere o Repubblica, ma hanno qualcosa da dire. Vale la pena di ascoltarli un momento?

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Il due luglio 2012 è scattato l’ennesimo sfratto esecutivo da parte della proprietà (le Suore Orsoline) per manifesta morosità. Il Comune di Catania infatti non paga da marzo 2011, dopo aver firmato il contratto a settembre 2010 (ma nelle casse del Comune non erano rimaste oltre 680 mila euro, frutto del “rigore e lotta all’evasione” della giunta Stancanelli?)

Probabilmente si darà il tempo di finire esami e scrutini e l’eventuale trasloco. Per dove? Dove andranno classi e laboratori di via Cordai? Andranno nella succursale di via Case Sante? Ci sarà posto per tutto e tutti? E le attività con ragazzi e famiglie realizzate in via Cordai avranno seguito in via Case Sante, non più San Cristoforo ma zona Cappuccini? Approfondiremo il tutto e vi terremo aggiornati. 

Così questa via Cordai sarà più vuota, così il quartiere di San Cristoforo non avrà più una scuola media, non avrà più quel presidio democratico che la rendeva un po più sicura, e un po di speranza a quei ragazzini che volevano “crescere”. Anche noi del Gapa che per 25 anni abbiamo vissuto a contatto con questa scuola ne resteremo orfani.

Noi del Gapa abbiamo deciso di resistere, e lo facciamo con la nostra presenza: nei vicoli e le piazze giocando insieme ai ragazzini, lo facciamo nelle lotte sociali e per il diritto ad andare a scuola, lo facciamo nelle attività condotte al “gapannone rosso”, che vorremmo che fosse la casa di tutto il quartiere.

Lo facciamo con l’antimafia sociale, che è poca cosa contro una nuova e virulenta “mafia sociale”, che come un veleno si è insediata tra la povera gente, negli infelici e disperati che per vivere si trasformano in venditori di droga. Questi, per fortuna ancora pochi, non dialogano più, preferiscono l’aggressività e la violenza verbale e non solo, anche contro chi come noi ha scelto il dialogo civile, ha scelto la partecipazione democratica, ha scelto di stare dalla parte dei diritti de i bambini e degli adolescenti. Soprattutto quelli che non vanno più a scuola e non lavorano, loro sono i più deboli e vengono usati come “va potta” dai pusher.

Questi uomini, queste donne costretti a questo umiliante inferno noi non li condanniamo ma decidiamo di stargli vicino con umiltà, rigore e coerenza con i nostri principi. Ma sicuramente condanniamo la cattiva politica alleata delle mafie, condanniamo la parte della città che per paura o egoismo non considera i quartieri popolari e chiediamo alla cosidetta società civile di riflettere e capire ciò che accade a San Cristoforo, ciò che accade al Gapa. Dalle nostre assemblee viene fuori una sola idea, che a San Cristoforo ci restiamo e a San Cristoforo resistiamo.

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