Politica

Trattativa Stato-mafia, l’Italia dei Valori chiede una commissione d’inchiesta

Di Pietro: "Dall'insieme delle telefonate intercettate viene fuori un rapporto 'strano-strano', che non è necessariamente di rilevanza penale, noi vogliamo comunque dare una valutazione politica a questi comportamenti". Intanto il portavoce del Quirinale scrive su Twitter: "Tutto regolare"

“Posto che dall’insieme delle telefonate intercettate viene fuori un rapporto ‘strano-strano’, che non è necessariamente di rilevanza penale, noi vogliamo comunque dare una valutazione politica a questi comportamenti”. Antonio Di Pietro chiede che il parlamento approfondisca la presunta trattativa fra lo Stato e la mafia (per la quale è indagato anche l’ex ministro degli Interni Mancino, ndr) con una apposita commissione di inchiesta. Domani durante il “question time” l’Italia dei valori ufficializzerà la richiesta. Il momento è stato scelto perché proprio in quel frangente il governo verrà chiamato a rispondere della pubblicazione sui media, iniziata con l’articolo del Fatto Quotidiano, delle intercettazioni tra l’ex presidente del Senato, Nicola Mancino, e alcuni alti esponenti della magistratura e delle istituzioniDi Pietro si augura che le risposte del ministro della Giustizia Paola Severino siano “convincenti”. Per l’ex magistrato è una questione di principio: “Io non ho nessuna intenzione di fare passi indietro. Se non posso chiedere agli organi preposti di far luce e accertare la verità, cosa ci sto a fare qui?”. Di Pietro domani interrogherà il ministro alla Giustizia Paola Severino per sapere cosa intenda fare per accertare in concreto se il dialogo avvenuto tra il procuratore generale della Cassazione Esposito e Mancino rientri nei diritti-doveri e nelle facoltà del magistrato. Inoltre l’Idv vuole approfondire se i comportamenti del consigliere giuridico del Quirinale, ancora magistrato, rientrino nei suoi diritti-doveri, e se non debbano entrambi dare giustificazione del loro operato. 

Oggi intanto il portavoce del Quirinale, Pasquale Cascella, si dedica alla questione con una serie di tweet. Alcuni sono rivolti ai giornali: ”Chi è interessato ai fatti (veri) perché non fa riferimento al Napolitano al Csm del 9 giugno 2009?”, oppure “Qualcuno riesce a rintracciare nelle pagine de ‘Il Fatto’ un riferimento alle norme legislative richiamate nella lettera del Segretario generale del Quirinale?” Poi il portavoce del Quirinale passa a Di Pietro: “Possibile che ex magistrati e avvocati ora impegnati in politica ignorino l’art. 104 d.lgs 6.9.2011 n.159 sulle attribuzioni Pg Cassazione?”. L’articolo citato da Cascella prevede che “il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione eserciti la sorveglianza sul procuratore nazionale antimafia e sulla relativa Direzione nazionale”.  

L’ex magistrato replica immediatamente, dai microfoni di Radio Radicale: ”Non ignoriamo affatto l’articolo 104 del dlgs n.159 2011 sulle attribuzioni del Pg della Cassazione, invitiamo Cascella o chi per lui a non nascondersi dietro a un dito”. Poi il leader dell’idv invita a rileggere tutte le intercettazioni intervenute tra il Nicola Mancino, ex presidente del Senato ed ex vicepresidente del Csm, da una parte con il procuratore generale della Cassazione nella quale Mancino chiedeva di intervenire presso il procuratore nazionale antimafia che rispondeva “a disposizione”. Dall’altra con il consigliere giuridico del Presidente della Repubblica D’Ambrosio in cui “veniva chiesto espressamente di intervenire per fermare attività istruttorie che riguardavano possibili confronti che ci dovevano essere di lì a poco”. Quel consigliere giuridico, continua Di Pietro, “non solo dava indicazioni su come doveva agire e si doveva fare, non solo gli leggeva la lettera che per conto del Presidente della Repubblica veniva scritta al procuratore generale della Cassazione, ma addirittura faceva ben presente che il Presidente della Repubblica teneva ben a cuore la situazione e che si stava interessando ad essa. Spiegazioni devono darle loro, non io”.

La proposta del leader dell’Idv, su una commissione d’inchiesta non è nuova; pochi giorni fa, sul suo blog è comparso un post che si apriva con una frase ad effetto: “La verità deve essere cercata senza guardare in faccia né presidenti, né ex presidenti”. In quel testo Di Pietro ha dichiarato che “i cittadini devono sapere, devono capire se settori dello Stato hanno operato e collaborato con la mafia”, quindi ha annunciato che il suo partito interrogherà il ministro della Giustizia nel corso del Question Time sulle “pressioni” del Quirinale sui magistrati. Quel giorno le dichiarazioni dell’ex magistrato non hanno incontrato molti pareri favorevoli, anzi. Il Pd, per voce del vice segretario Enrico Letta, quel giorno ha definito il post un “attacco volgare e insultante” contro Giorgio Napolitano. Letta poi è stato affiancato da altri esponenti del suo partito che hanno espresso le loro perplessità sull’iniziativa dell’Idv. Anche oggi i democratici tornano a contestare Di Pietro con Laura Garavini, capogruppo Pd nella Commissione Antimafia che definisce la richiesta dell’idv come “una inutile moltiplicazione di organismi che non garantisce la chiarezza e la verità su quanto è accaduto negli anni delle stragi di mafia. Inoltre, la proposta pretende di azzerare il lavoro di indagine che stiamo compiendo da tempo in Commissione Antimafia: delegittimare l’impegno di questi mesi è del tutto irresponsabile”.