Cultura

Dalla London School of Economics: collaborare fa stare bene

Leggo il libro Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione, di Richard Sennett, il noto sociologo docente della New York University e della London School of Economics. Una persona seria e stimata che si prende la briga di occuparsi di conflittualità quotidiana, amarezze, litigi, rabbie di colleghi, amici, parenti. Mi sento sollevata e un poco meno sola, sul fronte microsociologico del disagio quotidiano e della gestione delle condizioni preliminari alla possibilità di collaborare, di fare volentieri le cose insieme, prendendo sul serio la nostra umana preferenza per il sentirci bene, a nostro agio con gli altri.

Lo consiglio dunque a chi si interessa dell’argomento e sente il bisogno di approfondire le tematiche che io cerco di trattare in un modo che a volte può sembrare “troppo” popolare, occupata, come sono, delle conseguenze pratiche, nella nostra vita, di tutto quel che sappiamo in tema di sociologia e psicologia sociale.

Lo ammetto: sono di parte e ho preferenze. In questo caso specifico, spero che un docente autorevole come Sennett mi aiuti a sdoganare quella che lui chiama diplomazia quotidiana” e che è il cuore del mio insegnamento: la collaborazione non direttiva, la gestione dei conflitti, il riuscire ad avere a che fare, gli uni con gli altri, in modo da collaborare volentieri, e senza il bisogno di stare in guardia.

Possiamo parlarne e riflettervi, di composizione di conflitti, o cercare metodi per riuscirci, nella pratica. Le due attività si completano a vicenda.

Il prendere sul serio il bisogno di tutti, e quindi anche dell’altro di turno, di star bene è una condizione preliminare dell’essere in grado di collaborare. Abbiamo il bisogno di sentirci al sicuro, che l’altro non ci farà perdere la faccia, ad esempio, per aver voglia di fare le cose insieme, senza ansia.

Insomma, è bello sapere che esiste la “conversazione dialogica” e che ne parlano già perfino persone al di sopra di ogni sospetto. Allenarci poi, a comportarci tenendo conto di questi saperi, ognuno lo farà con le modalità che preferisce, se ne sente il bisogno.