Diritti

Maternità, Cgil e Cisl chiedono alla Fornero revoca del bollino rosa alle Poste

L'azienda ha siglato un accordo separato con UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom che stabilisce che le donne che avranno un figlio perderanno il diritto al bonus presenza, pari a 140 euro, come subisce un infortunio o viene ricoverato in ospedale. Lettera dei sindacati al ministro del Lavoro e delle Pari Opportunità

Succede anche questo in tempi di crisi e di governi tecnici. Che la maternità venga considerata una malattia e che le donne che ne sono “colpite” debbano vedersi applicare una riduzione di stipendio di 140 euro. Ma non succede in qualche azienducola particolarmente aggresiva nei confronti dei lavoratori, bensì alle Poste che hanno siglato un accordo separato con UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom (il 22% della rappresentanza sindacale in azienda) che stabilisce che le future mamme perderanno il diritto al Bonus Presenza (pari a 140 euro annui) al pari di chi subisce un infortunio o viene ricoverato in ospedale.

A denunciare la vicenda sono Barbara Apuzzo e Caterina Gaggio, responsabili del Coordinamento Nazionale Donne rispettivamente di Slc Cgil e Slp Cisl, che hanno inviato al ministro Elsa Fornero, responsabile del dicastero del Lavoro e delle Pari Opportunità, una lettera in cui chiedono la revoca del Bollino Rosa – ovvero il Bollino S.O.N.O, Stesse Opportunità, Nuove Opportunità – assegnato all’azienda dal ministero del Lavoro nel 2007 e chiedendo un’attenzione particolare per un grave atto discriminatorio che potrebbe essere emulato anche da altre aziende.

“Cara Ministra –  si legge nella lettera – ricordiamo che il Progetto “Bollino Rosa “certificava” le buone prassi in termini di strategie e pratiche aziendali tendenti alla valorizzazione della presenza e delle competenze femminili. Questo evidentemente non avviene più dentro Poste Italiane. Per questo motivo questa azienda non merita, a nostro avviso, altro che una dura contestazione da parte delle donne e delle Istituzioni. Le chiediamo pertanto – conclude la lettera – di revocare l’immeritato riconoscimento e di voler considerare la gravità dell’atto compiuto in termini di “cattivo esempio” per quelle aziende che, pur non essendo paragonabili per storia, dimensioni e risorse a Poste Italiane, contribuiscono ogni giorno ad una reale valorizzazione delle politiche di Pari Opportunità”.