Poiché i conti degli italiani sono in rosso ma gli armadi mediamente strabordano di griffe, l’opportunità non è da sottovalutare. Infatti secondo l’articolo di Lifestyle Magazine questa consuetudine non tarderà ad affermarsi anche in Italia. La rata dell’auto potrà essere pagata parte in contanti e parte in jeans di Dolce e Gabbana usati. La signora elegante, ma ora un po’ in crisi, potrà pagare una abbondante spesa di alimentari lasciando direttamente la borsa Gucci alla cassa. L’agenzia delle entrate potrebbe ideare un prelievo forzato non dai conti correnti ma dai guardaroba, un capo griffato ciascuno per il pareggio di bilancio!
Questo genere di notizie fanno sorridere, ma ci fanno capire con quanto sforzo cerchiamo di far sopravvivere le nostre illusioni. Quella del cliente che è stato disposto a pagare un capo 200 volte il suo valore reale, quella di queste presunte agenzie convinte che quel capo usato possa ancora valere come i vecchi gioielli o opere d’arte, e che un futuro cliente possa illudersi a sua volta di fare un affare comprandolo a un prezzo speciale. Tutto mentre le griffe, chi le desidera, le trova già negli outlet o addirittura in certe bancarelle dei mercati, nuove e al loro prezzo reale. Sono segni che la bolla si sta sgonfiando e che la crisi può stimolare nel consumatore una maggior coscienza del prodotto e del potere che esercita mentre acquista.
Il risparmio tornerà forse ad essere un valore, ed è un bene perché qui trova fondamento la stabilità più generale dello Stato. Ma ci vorrà tempo: ancora oggi non pochi italiani di fronte alla scelta di rinunciare a un proprio status symbol, ancorchè fasullo, o diventare insolventi, avrebbero serie difficoltà a decidere.