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India, marò liberi su cauzione. Accolta la richiesta dall’alta Corte del Kerala

Accolte le richieste dei legali di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due militari del battaglione San Marco. Probabilmente saranno trasferiti nell'ambasciata italiana. Cade l'accusa di terrorismo. Risarcimento di 288 euro per gli eredi dei due pescatori uccisi

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno ottenuto la libertà su cauzione. La televisione indiana Cnn-Ibn ha annunciato che l’alta Corte del Kerala ha accolto la richiesta dei loro legali. I due militari del battaglione San Marco sono accusati di aver ucciso il 15 febbraio scorso due pescatori indiani davanti le coste del Kerala, durante un’operazione anti-pirateria a bordo della nave italiana Enrica Lexie. La nave infatti, ricordano i giudici indiani, non appartiene allo Stato italiano ma è privata. Quindi, sebbene l’incidente sia avvenuto in acque internazionali come hanno sempre sostenuto le autorità di Roma,  il caso di duplice omicidio è di giurisdizione indiana.

Dopo aver sentito le parti che hanno illustrato le rispettive posizioni, il giudice Balakrishnan ha accolto la richiesta di “bail” a cui dovrebbe seguire un trasferimento dei due marò, attualmente detenuti in un ex riformatorio a Kochi, nell’ambasciata italiana a New Delhi. La Corte del Kerala ieri ha respinto il ricorso italiano contro l’applicabilità delle leggi indiane infliggendo un ammenda di 200 mila rupie (circa 2.800 euro) ai militari e di 20 mila rupie (288 euro circa) agli eredi dei due pescatori uccisi lo scorso 15 febbraio che si erano costituiti come parte in causa contro la petizione italiana.

Pochi giorni fa la stessa corte aveva negato la libertà su cauzione, adducendo la motivazione che tale azione avrebbe potuto compromettere il processo a loro carico in quanto sarebbero stati liberi di fuggire dal paese. Il procedimento penale a loro carico prevede quattro capi d’accusa. Oltre all’omicidio, infatti, sono stati formalizzati il tentato omicidio degli altri pescatori che erano a bordo con i due deceduti, condotta dannosa e associazione a delinquere. Nell’atto di accusa, inoltre, la polizia del Kerala ipotizza anche la violazione della Convenzione internazionale per la repressione degli atti illeciti e delle minacce alla sicurezza marittima del 1988, secondo cui la giurisdizione di uno stato si estende fino a 200 miglia dalla costa. Quest’ultima accusa però è stata ritirata rinunciando all’appiglio alla convenzione, nota come “Sua Act” (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation, 1988) o anche “Convenzione Lauro”. In particolare, il “Sua Act” definisce il “terrorismo marittimo” come dirottamento di una nave, violenza contro le persone che si trovano a bordo o danneggiamento della nave o del suo carico. Secondo l’accusa indiana, nella definizione di “nave” rientrava anche quello del peschereccio “attaccato” dalla petroliera Enrica Lexie.