Politica

“Fuori i Rom e i delinquenti”. Pescara, il manifesto del Pdl finisce in procura

Il caso al centro di un esposto di Sel. La destra cavalca la tensione in città dopo l'omicidio di un ultrà. Santino Spinelli, docente di cultura 'romanì': "Non mi aspettavo arrivassero a tanto, questo è sciacallaggio politico"

Si sono infuriati anche l’arcivescovo e il questore, mentre Sel ha presentato un esposto in procura per “incitamento all’odio razziale”. Perché i manifesti del Pdl che hanno riempito Pescara – “Fuori dalle case popolari rom e delinquenti” – rischiano di aggiungere benzina al fuoco della tensione sociale. Altissima, nella città dove la faida tra ultras e rom è sfociata nel sangue. “Non c’è stata una vera integrazione, che va fatta in due, come l’amore” ricorda “Alexian” Santino Spinelli, rom, docente universitario a Chieti. Che ricorda: “I rom sono arrivati in Abruzzo nel 1300. Eppure ci son ancora questi problemi”.
La certezza è che il 1° maggio, un capo della curva pescarese, Domenico Rigante, è stato ucciso sotto casa sua: il suo assassino, il nomade Massimo Ciarelli, si è costituito pochi giorni dopo, e ora è in galera assieme ai tre complici della spedizione punitiva. Proprio nella Pescara dove, martedì scorso, sono apparsi i manifesti che abbinano rom e delinquenti. La coordinatrice cittadina del Pdl, il consigliere comunale Federica Chiavaroli, ammette: “Non sono l’autrice del manifesto, l’ha curato il coordinatore provinciale Lorenzo Sospiri. Il testo è sbagliato. Dovevamo rivendicare una cosa fatta dall’amministrazione (di centro-destra, ndr), ovvero liberare le case popolari dagli occupanti abusivi. Ma è venuto fuori un messaggio discriminatorio”. Maurizio Acerbo, consigliere in Comune per Rifondazione, accusa: “Il manifesto è stato commissionato dal gruppo del Pdl in Regione, quindi fatto con soldi pubblici”. Chiavaroli replica : “Non so chi l’abbia commissionato. Se il committente è scritto sul manifesto? Non saprei, non ho il pdf con me”. Il Fatto ha cercato anche Sospiri, senza riuscire a parlargli. Ha parlato, invece, Spinelli. Musicista, insegna Lingua e cultura romanì all’università di Chieti, e vive a Lanciano (Chieti).

Perché quei manifesti? 
Per sciacallaggio politico. Per guadagnare consenso, facendo leva sulla paura della gente, alimentatadall’incomprensione e dalla mancata integrazione. I rom sono in Abruzzo da secoli, e si sentono italiani, che vogliono vivere in pace. Ma gli ostacoli sono ancora tanti.

A leggere la scritta, pare che il Pdl abruzzese voglia imitare la Lega.
Non mi aspettavo che si arrivasse a tanto. Continuo a pensare che la Lega sia molto peggio del Pdl. Ma questi manifesti sono una vergogna. E dietro c’è anche razzismo, odio per gli altri.

Il problema della tensione tra rom e parte della città però esiste. Un rom ha ucciso, pochi giorni fa.
E ha sbagliato. Ma una sola persona non rendere colpevole un’intera comunità. Lui si è vendicato, dopo essere stato massacrato di botte. Non doveva farlo. Ma la gran parte della comunità è pacifica, lavora. All’ospedale di Pescara ci sono sei infermieri professionali rom, in tanti gestiscono negozi.

Il quartiere Rancitelli, dove vivono molti rom, è considerato un luogo difficile.
In quel quartiere vanno tutti a raccattare voti, compresi tanti di quelli che approvano manifesti come questi di cui stiamo parlando. La verità è che serve integrazione, con azioni concrete. Sa quanto è difficile per un rom trovare lavoro? E parlo di quelli italiani. Per quelli stranieri, c’è la nefandezza dei campi nomadi.

I manifesti del Pdl comunque hanno suscitato grandi proteste, anche delle istituzioni.
Si poteva fare di più. E comunque: perché il sindaco di Chieti (Umberto Di Primio, Pdl) che aveva dato del “mezzo rom” a Zeman (allenatore boemo del Pescara, ndr) è ancora al suo posto? Perché non si prendono mai provvedimenti?

Dopo i manifesti, come è il clima tra i rom di Pescara?
Pensano che è stato uno schifo, ma rimarranno calmi, vogliono pace. Io poi voglio dirlo: da artista, a Pescara mi sono trovato sempre molto bene. Tanta gente capisce, ha voglia di confrontarsi.

da Il Fatto Quotidiano del 27 maggio 2012