Politica

“M5S debole al Sud perché prevale la rassegnazione”

Il post con il quale ho chiesto ai lettori di dare una risposta al perché il Movimento 5 Stelle al Sud non riesce a ripetere i successi che miete al Nord ha suscitato una ridda di commenti e di reazioni. In posta mi sono arrivate alcune lettere molto interessanti. Vorrei pubblicarne una che ho ritenuto particolarmente interessante. L’autrice è Roberta Pennasilico, un’insegnante di Napoli. 

“Ho frequentato il meetup di Napoli attivamente nel periodo 2006/2009 e – come dici tu – ho incontrato moltissime persone intelligenti, colte, appassionate, informate. Ogni riunione a cui partecipavo, ogni iniziativa e raccolta firme mi riempiva di ottimismo e di speranza. Poi alle scorse regionali, rimasi delusa del fatto che Roberto Fico avesse raccolto molti meno voti di quelli che mi aspettavo, mentre in Piemonte e in Emilia si eleggevano nuovi consiglieri con numeri di tutto rispetto.

Io non lo so perché il M5S non sfonda al Sud, però ho provato a interpretare piccoli segnali, a pensare alle conversazioni che ho con gli amici, conoscenti, i ragazzi che incontro nelle scuole di Napoli per cercare di capire perché facessero fatica anche solo a incuriosirsi a un movimento nuovo, ad ammettere che potesse essere possibile una visione politica alternativa agli schemi che abbiamo conosciuto per anni. E mi è venuto in mente un episodio di quando ero una ragazzina e andai a passare la mia prima vacanza da sola in campeggio in Calabria. Conobbi un gruppo di ragazzi di Lecco: uno faceva il meccanico, un altro il postino, uno il commesso… mi ricordo che rimasi sconvolta dall’abitudine che avevano di leggere il giornale o la disinvoltura con cui conversavano di politica, perché io pensavo che queste fossero caratteristiche che appartenevano solo ai ceti medio-alti. E allora ho fatto mentalmente una panoramica dei tanti amici che ancora ho al nord, amici di tutti i ceti, professioni, interessi. E mi sono resa conto che – almeno per quanto mi riguarda – è ancora così: tutti sono in qualche misura coinvolti in attività civiche, partecipano a assemblee, incontri, hanno l’abitudine di leggere, informarsi. Penso che siano anche un po’ più avanti rispetto a certe cose (per esempio, io sono stata la prima del mio gruppo di Napoli ad andare a vivere da sola, a 28 anni, mentre le mie amiche del Nord lo avevano già fatto prima). Naturalmente, so che sto parlando di un campione, però onestamente credo che sia significativo. Se penso ai miei amici di Napoli, alle chiacchiere con conoscenti, la maggior parte delle conversazioni e del loro tempo sono relativi a figli e lavoro; l’informazione è in genere rappresentata dalle notizie principali in qualche telegiornale nazionale, o al massimo dallo sfogliare le pagine de Il Mattino o La Repubblica. Quelli con maggiore consapevolezza politica parteggia o per Berlusconi in maniera viscerale o pensa che il Pd rappresenti ancora la sinistra, e dà giudizi molto superficiali e cinici su qualsiasi possibilità di pensare la politica in un modo diverso.

Internet è usato per lavoro o per diletto, e quasi mai per leggere blog/stampa straniera/diversi siti giornalistici. Pochi sono coinvolti in attività sindacali/di partito/di amministrazione comunale/di informazione/promozione culturale ecc, e quasi tutti mi hanno snobbato quando dicevo che condividevo i temi del meetup di Napoli e che intendevo dare un piccolo contributo. La risposta era quasi sempre “no, Grillo mi è antipatico!” (mostrando di non capire che Grillo non è affatto l’impersonificazione del movimento) oppure, nelle migliori delle ipotesi: “sono animati da buone intenzioni, ma non glielo faranno mai fare…”.

A questo proposito, credo che molti qui sono rassegnati e abituati alla cattiva gestione della cosa pubblica, e il livello di fiducia nelle istituzioni è atavicamente vicino allo zero. Le indagini, i coinvolgimenti in reati, le inchieste che riguardano dei politici non meravigliano, non interessano, non suscitano indignazione. Invece, credo che la consapevolezza politica al Nord sia molto più radicata (pensa a tutte le case del popolo, le sezioni, le manifestazioni per la Resistenza, le feste di partito, che ancora oggi sono un appuntamento fisso e significativo per moltissime persone), e che siano meno rassegnati di noi e inclini a delegare ad altri le responsabilità delle decisioni politiche. Penso che siano educati a un senso più profondo dei propri diritti, che non facciano di tutt’erba un fascio in politica, che valutino di più le persone e gli impegni presi. Credo che la maggior parte di quelli che negli ultimi anni hanno votato Lega non siano i bestioni razzisti e ignoranti che si vedono nei loro raduni a favore di telecamera, ma siano un numero silenzioso di piccoli imprenditori e di operai che non sono mai stati innamorati dalla Lega, ma che hanno valutato razionalmente l’idea che essa potesse rappresentare una gestione più onesta e più pratica della politica. Di conseguenza, credo che negli ultimi paio di anni molti di loro si siano distaccati dalla Lega altrettanto razionalmente, e in seguito alle ultime questioni non abbiano perdonato i dirigenti e abbiano deciso di votare per un’altra possibilità”.