Lavoro & Precari

Lavoro: parità di paga per uomini e donne. Torna il ticket per i disoccupati

Entro il 2016 a parità di ruolo lo stipendio dovrà essere lo stesso. Il provvedimento che impegna il governo, proposto dall'Italia dei Valori, è stato approvato all'unanimità. Spunta un nuovo emendamento per consentire l'apprendistato anche attraverso agenzie interinali

Uomini e donne dovranno avere, a parità di ruolo, lo stesso stipendio; e questo entro il 2016. E’ l’impegno assunto dal governo in commissione Lavoro del Senato, accogliendo un ordine del giorno dell’Idv (prima firma Giuliana Carlino), nell’ambito dell’esame del disegno di legge per la riforma del mercato del lavoro. L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità. Un’altra notizia per il comparto lavoro arriva per i cosiddetti “esodati”: il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha infatti firmato il decreto. 

Il ministro: “Riforma non miracolistica”. Lo stesso ministro ha definito la riforma in discussione in Parlamento “non miracolistica, ma che costituisce solo un tassello”. “Oggi – ha sottolineato – va in aula il disegno di legge sul lavoro. Si tratta di una riforma importante, molto attesa anche sul piano internazionale”. Il ministro ha tuttavia tenuto a precisare che “non è una riforma miracolistica ma costituisce il tassello di un disegno più ampio di riforma su cui è impegnato il Governo”. Fornero ha quindi detto di augurarsi che “possa istradare l’Italia, la sua economia e la vita sociale del paese su sentieri più virtuosi di benessere sociale”.

Parità di stipendi. Il documento, approvato dalla commissione con il parere positivo del governo, ricorda i dati diffusi questa settimana in occasione della Giornata europea per la parità retributiva nell’Unione europea, secondo i quali le donne continuano a guadagnare in media il 16,4% in meno degli uomini. “Il fenomeno – sottolinea l’ordine del giorno – rispecchia le difficoltà che incontrano le lavoratrici a conciliare lavoro e vita privata: molte donne si vedono infatti costrette a prendere congedi di maternità o a lavorare part-time”. Il problema è accentuato in Italia dalla bassa spesa sociale a favore della famiglie e la disabilità, che carica sulle donne il peso del lavoro di cura: “più di 2 miliardi di ore in un anno, in un ruolo fondamentale per l’economia e la società”. Insomma “rispetto alle lavoratrici degli altri Paesi dell’Unione europea, per le italiane le condizioni di lavoro sono meno favorevoli sia per la qualità dell’attività, sia per il salario medio (inferiore del 20 per cento, in media, rispetto agli uomini), sia per la possibilità di coniugare i tempi di vita con quelli di lavoro”. 

Il documento impegna quindi il governo “a definire e programmare, d’intesa e in stretta collaborazione con le parti sociali, entro un anno dalla data di approvazione del disegno di legge in esame, misure concrete volte a conseguire entro il 31 dicembre 2016 il definitivo superamento per ciascun settore lavorativo del divario retributivo tra uomini e donne”.

I lavoratori e la partecipazione agli utili. Un altro emendamento al disegno di legge approvato in commissione al Senato prevede invece che il Governo dovrà emanare dei decreti per consentire la partecipazioni dei lavoratori agli utili dell’azienda. “Al fine di conferire organicità e sistematicità alle norme in materia di informazione e consultazione dei lavoratori – si legge nel testo – nonché di partecipazione dei dipendenti agli utili e al capitale, il Governo è delegato ad adottare, entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, uno o più decreti legislativi finalizzati a favorire le forme di coinvolgimento dei lavoratori nell’impresa, attivate attraverso la stipulazione di un contratto collettivo aziendale e individuale”.

L’emendamento prevede poi una serie di principi e criteri direttivi per l’applicazione della norma. Tra questi l’istituzione di organi di sorveglianza ai quali anche i lavoratori dovranno partecipare e con stessi diritti e obblighi, nel caso di imprese oltre i 300 unità di personale, e la previsione dell’accesso privilegiato dei lavoratori dipendenti al possesso di azioni, quote del capitale dell’impresa, o diritti di opzione sulle stesse, direttamente o mediante la costituzione di fondazioni.

Torna l’esenzione del ticket. Via libera anche all’emendamento che ripristina l’esenzione dai ticket sanitari per i disoccupati a basso reddito e i loro familiari. La commissione Lavoro del Senato ha confermato così la volontà del governo di correggere quello che era stato definito un refuso, vale a dire la cancellazione dell’esenzione nel testo della riforma del lavoro uscito dal Senato.

Nuovo emendamento sull’apprendistato. I lavori della commissione sono stati rallentati dall’esame di un nuovo emendamento dei relatori sull’apprendistato. Si tratta di una modifica che consentirebbe l’utilizzo di un apprendista in somministrazione, con lo staff leasing, vale a dire attraverso le agenzie interinali. La commissione Lavoro, che è tornata a riunirsi stamane, per approvare l’emendamento, attende la relazione del ministero. Ancora da approvare la riformulazione dell’emendamento dei relatori sui voucher in agricoltura. La seduta è stata rinviata alle 13, perché non sono ancora arrivati i pareri sulla copertura finanziaria da parte della commissione Bilancio, che a sua volta è bloccata nell’esame dell’articolo del provvedimento, il 71, che riguarda le coperture. Manca inoltre il parere su un nuovo emendamento dei relatori, Maurizio Castro e Tiziano Treu, riguardante la possibilità di utilizzare apprendisti con contratto di staff leasing.