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Il Pdl si eccita per il Merkel-flop

In Italia, votano tutti contro Angela Merkel: fosse qui da noi il Nord Reno Vestfalia, i cristiano-democratici della cancelliera tedesca se ne uscirebbero con le pive nel sacco peggio di quanto successo a casa loro (ed è già stata una batosta). Le votano contro destra e sinistra, specie le estreme, e l’Idv, all’insegna de “l’Italia deve cambiare rotta”, adesso che “in Europa soffia un vento nuovo”; qualunquisti ed euro-scettici, che spesso si equivalgono; e i voltagabbana sotto tutte le bandiere. E il Giornaletira la sarabanda, titolando elegantemente ‘Figura di Merkel’.

Intendiamoci, le votano contro soprattutto quelli per cui io non voterei mai. Senza, per questo, votare necessariamente per Angela, ché Hannelore, la sua nemesi socialdemocratica, donna e bionda come lei, sembra meglio (politicamente, sia ben chiaro). Si direbbe, a leggere in particolare i commenti targati Pdl, che la sconfitta della Merkel abbia il sapore di una vendetta: come la defenestrazione di Nicolas Sarkozy, ripaga i portaborse di Mr B. dei sorrisetti ironici che il presidente francese e la cancelliera tedesca si scambiavano quando c’era di mezzo Silvio. Perché ci sta che il successo socialdemocratico “gasi” le sinistre d’opposizione e pure quelle di governo. E ci sta pure che la sconfessione alla linea del rigore dia forza al ‘partito della crescita’ nel governo e dentro le Istituzioni.

Il presidente Napolitano constata l’emergere da Francia e Germania di “elementi di novità” nel panorama europeo. Il ministro Corrado Passera vi legge “una crescita di sensibilità nell’Ue per l’occupazione”. E il ministro Fabrizio Barca “una domanda di crescita”. Solo la ministra Elsa Fornero va controcorrente, sostenendo che il voto di domenica “non è una sconfessione della linea del rigore”, anche se a vincere è la regina dei debiti. Sono in tanti, in Italia e in Europa, a sentirsi stretti nella gabbia dei conti in ordine in cui la Germania ci tiene chiusi. New York Times e Pd hanno analisi equivalenti: il giornale americano ritiene che l’esito del voto “aumenta le possibilità di un cambio di linea nell’Ue”, che, detto per inciso, farebbe solo piacere al presidente Usa Barack Obama; e il Pd giudica ormai “isolata” la cancelliera e “al capolinea” la sua politica. E anche nel Pdl c’è chi conserva una misura diplomatica nei commenti, come Frattini, che, memore d’essere stato ministro degli esteri, s’esprime con garbo: “La Merkel capisce che il rigore da solo non basta” (e vorrei pure vedere che il tagliare fosse un fine e non un mezzo).

Ma Giorgia Meloni, Pdl, addirittura “gioisce” per la sconfitta della cancelliera, come se Hannelore la rossa fosse un’amica sua, e i dioscuri di tutti i commenti, Cicchitto e Gasparri, gongolano e pontificano. “I tedeschi hanno esodato la Merkel”, dice Gasparri, che se ne intende, perché già esodato a sua volta. E aggiunge, non solo vagamente minaccioso: “Monti ne prenda atto. Noi lo faremo . Meglio che il governo faccia altrettanto”. Cicchitto è più didascalico e spiega: “La linea della Merkel è in crisi anche in Germania, perché i tedeschi si rendono conto che questa linea ultrarigorista uccide il consumo degli altri Paesi; e dunque anche la Germania, che ha imprese esportatrici, viene a subirne indirettamente le conseguenze”. Elementare, Fabrizio! Che tonta ‘sta Angela che non l’ha ancora capito, pur se la Germania, a dire il vero, continua a crescere più degli altri in Europa.

Che succede in Europa? E soprattutto in Italia? Tutti a sinistra, sotto le insegne di Hollande e della Kraft, che pare un po’ la vecchia abitudine di salire sul carro del vincitore? Il problema non è volere la crescita, ché quella la vogliono tutti, persino la Merkel; il problema è capire come innescarla (e in fretta). Hollande che vince, la Merkel che perde: pare il coro dell’Adelchi, con tutti i godere perché l’oppressore è battuto. Finché il nuovo signore non si mesce al vinto nemico e l’un popolo e l’altro sul collo ci sta.
Scommettiamo che, se non ci diamo da fare, al Vertice europeo di fine giugno siamo di nuovo a parlare del direttorio franco-tedesco?

Il Fatto Quotidiano, 15 Maggio 2012