Cronaca

La Fai rivendica l’agguato ad Adinolfi: “Sparato con piacere, ora nuove azioni”

Una lettera firmata dalla sigla anarchica è arrivata al Corriere della Sera. Riferimenti a "membri" prigionieri in Grecia, ma nessun elemento di fatto che provi una conoscenza diretta della dinamica dell'attentato. Gli inquirenti: "Attendibile". L'amministratore delegato dell'Ansaldo Nucleare dimesso dall'ospedale 

Sono passati quattro giorni dall’attentato a Roberto Adinolfi, gambizzato lo scorso lunedì a Genova e oggi l’atto è stato rivendicato con un comunicato a firma Federazione anarchica informale (Fai) Cellula Olga. Il plico è stato recapitato alla redazione milanese del Corriere della Sera per posta ordinaria, che lo ha trasmesso immediatamente ai Carabinieri. I militari hanno comunicato che sono in corso le verifiche sull’attendibilità del comunicato, che è composto da diverse pagine. Secondo le prime indiscrezioni, fonti investigative reputano credibile il documento, “esteso e articolato”. E preoccupante, nel punto in cui spiega che ”gli anarchici della Fai hanno alzato il tiro e deciso di abbracciare la lotta armata”. E anzi, ”con una certa gradevolezza abbiamo armato le nostre mani, con piacere abbiamo riempito il caricatore”. Nelle 4 pagine, comunque, gli autori non riportano alcun elemento di fatto che dimostri una loro conoscenza diretta della dinamica dell’attentato, né particolari inediti che provino la paternità del gesto.  

“Con il ferimento di Adinolfi proponiamo una campagna di lotta contro Finmeccanica piovra assassina”, si legge nel documento, sulla cui busta si nota un timbro postale di Genova con la data dell’agguato, il 7 maggio. La sigla anarchica, già comparso in passato, annuncia nuove azioni. Potrebbero essere almeno otto, tante quanti sono i “membri prigionieri” della Ccf/Fai detenuti in Grecia. “Nelle nostre prossime azioni – dice il documento – il nome degli altri fratelli greci, una azione per ognuno di loro”.

“Cellula Olga” si ispira a Olga Ekonomidou, membro del movimento di ‘Cospirazione delle cellule di fuoco/Fai-Irf’ arrestata il 4 gennaio scorso.  ”Una nuova anarchia è sorta dalle macerie dell’anarchismo”, si legge nella rivendicazione all’attentato di Genova, nel quale gli autori dicono di voler “segnare definitivamente un solco” con “quell’anarchismo infuocato solo a chiacchiere”. 

LA RIVENDICAZIONE DELLA FAI, LEGGI IL DOCUMENTO INTEGRALE

Rivendicazione attentato adinolfi
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Nel testo è citato anche l’ex ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola: “Prima che il nucleare ricadesse in disgrazia, Adinolfi è stato tra i maggiori responsabili insieme a Scajola del rientro del nucleare in Italia”. Sul manager dell’Ansaldo, il documento afferma: “Abbiamo azzoppato Roberto Adinolfi, uno dei tanti stregoni dell’atomo dall’anima candida e dalla coscienza pulita”. E più avanti: “Individuare l’obiettivo, ‘colpire dove più nuoce’, saper riconoscere il nemico anche quando veste i panni dell’agnello. Far lavorare di pari passo le armi della critica e la critica delle armi”. 
Ieri invece alcune dichiarazioni degli inquirenti, smentite successivamente dal Ros dei carabinieri, avevano messo in luce possibili collegamenti fra l’atto intimidatorio e gruppi vicini alle cosiddette nuove Brigate Rosse. Mentre oggi, dopo la rivendicazione della Fai, prende forza l’altra pista legata al movimento anarco-insurrezionalista, molto attivo a Genova che secondo le forze dell’ordine da tempo sta meditando di fare “il salto di qualità”, passando dagli scontri di piazza a gesti più eclatanti.

Oggi intanto l’amministratore delegato della Ansaldo Nucleare è stato dimesso dall’ospedale San Martino dove era stato ricoverato per la ferita riportata alla gamba. “Sto bene”, queste le parole del dirigente all’infermiera che lo accompagnava all’uscita. Il manager è stato posto sotto la tutela di due carabinieri, una misura disposta dal Viminale su richiesta del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. Il manager è uscito dal nosocomio poco prima delle 12 su una sedia a rotelle spinta da una infermiera che lo ha accompagnato fino all’ambulanza che lo ha riportato a casa.