Cronaca

Violenza: in Italia vittima una donna su tre, ma le aggressioni a Milano sono in calo

La maggior parte degli abusi avviene dentro le mura domestiche e l'assalitore è conosciuto, un partner o un ex compagno. La ginecologa Kustermann: "Uscire dal trauma si può, bisogna chiedere aiuto". Nel centro soccorso violenze sessuali del capoluogo lombardo sono stati trattati 4000 mila casi in quindici anni 

In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima nella sua vita dell’aggressività di un uomo. Sei milioni 743 mila quelle che hanno subito violenza fisica e sessuale, secondo gli ultimi dati Istat. E ogni anno vengono ammazzate in media 100 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Aggressioni, stupri, violenze sessuali. Negli ultimi giorni sono stati diversi i casi di donne assalite, abusate e addirittura seviziate come. Eppure “le violenze su strada sono diminuite” spiega Alessandra Kustermann, primario di ginecologia alla clinica Mangiagalli di Milano e responsabile del Svs, il soccorso violenza sessuale del presidio ospedaliero. “Tre episodi nel giro di poche ore – sottolinea riferendosi agli episodi milanesi – determinano un innalzamento della soglia d’allarme. Ma rispetto agli anni precedenti c’è stata una diminuzione”; nel 2010 i casi di aggressione a Milano sono stati 96, l’anno scorso 68 e dall’inizio dell’anno 23. Il capoluogo lombardo così diventa la cartina di tornasole di un fenomeno inquietante, ma che deve essere circoscritto a episodi che per quanto consecutivi non possono determinare un allarme.

Qual è il consiglio che si può dare in questo momento di allarme? “L’unico consiglio è di non chiudersi in casa, vorrei ricordare che le violenze più numerose avvengono tra le mura domestiche e sono violenze che fanno danni anche sui figli che per esempio assistono”. In alcuni casi le donne hanno reagito e hanno permesso la cattura dei maniaci, come avvenuto a Roma e Milano, in altri invece la violenza con tutta la sua brutalità è andata fino in fondo. “Sono situazioni diverse ed è difficile generalizzare. Se si è per strada e ci sono persone intorno la prima cosa da fare è chiedere aiuto, se non c’è nessuno la paura può essere così forte da paralizzare. Non reagire, a volte, è più sicuro rispetto al rischio di essere ferite o peggio”. Certo è che la cosa migliore è vivere le città: “Una città più vissuta, più è frequentata ed è più sicura per donne, uomini e bambini. Uscite e rendete vive le nostre città”. Le violenze peggiori avvengono in casa. Quasi 700 mila donne in Italia, secondo i dati Istat, hanno subito violenze ripetute dal partner e avevano figli al momento della violenza, e nel 62,4% dei casi i figli hanno assistito a uno o più episodi di violenza. Il 21% delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal partner, il 56,4% solo da altri uomini. I partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate, e sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7% degli stupri in Italia, infatti, è opera di partner, il 17,4% di un conoscente e solo il 6,2% è stato opera di estranei. Il rischio di subire uno stupro o un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima. Gli sconosciuti commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, stupri solo nello 0,9% dei casi e tentati stupri nel 3,6% contro, rispettivamente, l’11,4% e il 9,1% dei partner. 

Recuperare da un trauma si può? “Se non fosse così non saremmo in questo centro. Dal trauma della violenza si può uscire. La paura va via col tempo; nel caso di aggressione da uno sconosciuto cinque o sei colloqui con tecniche particolari possono essere utili, la rete familiare e parentale può essere molto utile. Nel caso di violenze domestiche, magari che durano da anni ci può volere molto più tempo ed è consigliabile una terapia di lunga durata. Il recupero è differente a secondo dei casi. Il messaggio da inviare è che bisogna chiedere aiuto, che chiedere aiuto è utile. Si può uscire dallo choc di una violenza, anche se resterà per sempre, recuperare e magari avere una vita anche migliore”. La maggior parte dei circa 4000 mila casi trattati dal centro milanese, a partire dal 1997 in poi, si è concluso con un recupero. Ogni giorno ci sono due psicologi e due assistenti sociali a disposizione, una ginecologa e un medico legale sono reperibili di notte e nei giorni festivi. Nella quasi totalità dei casi le violenze però non sono denunciate: il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da uno sconosciuto e il 93% di quelle da partner. Lo stesso nel caso degli stupri (91,6%). Consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite.

Tra tutte le forme di violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, ovvero l’essere stata toccata sessualmente contro la propria volontà (79,5%), l’aver avuto rapporti sessuali non desiderati (19,0%), il tentato stupro (14,0%), lo stupro (9,6%) e i rapporti sessuali degradanti e umilianti (6,1%). La subiscono 7 milioni 134 mila donne: le forme più diffuse sono l’isolamento o il tentativo di isolamento (46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica (30,7%) e la svalorizzazione (23,8%), seguono le intimidazioni (7,8%). Il 43,2% delle donne ha subito violenza psicologica dal partner attuale; 1 milione 42 mila donne hanno subito oltre alla violenza psicologica, anche violenza fisica o sessuale, il 90,5% delle vittime di violenza fisica o sessuale. Un milione 400 mila donne, secondo i dati dell’Istat, hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, il 6,6% del totale. “Una studentessa, una giovane donna ha più possibile di recupero veloce, tre magari quattro mesi. Per le violenze domestiche – spiega la Kustermann – ci possono volere uno o due anni”.