Politica

Il prete candidato perde il primo round: sospeso a divinis dal vescovo di Isernia

La diocesi molisana l'aveva promesso e ha mantenuto la parola: il sacerdote a capo di una lista civica non potrà dire messa né dare i sacramenti. Ma don Vincenzo Chiodi reagisce e rilancia: "Non mi tirerò indietro. Con la mia candidatura voglio rendere la politica un servizio ai nostri fratelli"

La diocesi l’aveva promesso e minacciato e alla fine ha mantenuto la parola. Don Vincenzo Chiodi, l’ex rettore della cattedrale di Isernia, è stato sospeso a divinis. La decisione è stata presa dalla curia di Isernia e Venafro, dopo che il sacerdote non ha cambiato idea (nonostante gli avvertimenti del vescovo) e ha deciso lo stesso di candidarsi alle elezioni comunali della città molisana, dove sarà a capo di una lista civica, “Il Guerriero Sannita”, che sostiene il candidato a sindaco Giovanni Muccio. “Per effetto di tale pena – si legge in una nota a firma di don Paolo Scarabeo, direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali – sia nella diocesi di Isernia-Venafro che altrove, non potrà celebrare l’eucaristia, né i sacramenti e i sacramentali, non potrà predicare e porre in essere atto legato al Sacro Ministero”.

L’avvertimento della Curia era arrivato il 3 aprile ed era perentorio: se don Vincenzo Chiodi non si ritirerà dalla competizione politica, il vescovo Salvatore Visco “si riserva di prendere gli opportuni provvedimenti previsti dal diritto” canonico. A distanza di pochi giorni e, dopo il rifiuto di don Chiodi a chiamarsi fuori dalla corsa per un posto di consigliere comunale ad Isernia nella lista del Guerriero Sannita, è arrivata la comunicazione ufficiale della sua sospensione “a divinis”: da oggi, dunque, il sacerdote non potrà più celebrare messa, predicare o “porre qualsiasi atto legato al Sacro Ministero”.

Nei giorni scorsi la diocesi aveva comminato un’altra sanzione all’ex parroco del duomo di Isernia. In particolare gli aveva vietato di entrare nella cattedrale e nelle vicinanze della parrocchia di San Pietro Apostolo. Le ragioni, come ha spiegato la curia, non c’entrano in questo caso con la partecipazione politica, ma il provvedimento è stato emanato “un mese prima della presentazione delle liste elettorali nelle quali compare il nome del reverendo Chiodi – aveva scritto in un comunicato la Diocesi – Ad una lettura attenta del precetto penale si evince chiaramente che le motivazioni che l’hanno prodotto non sono riconducibili alla sua scelta di presentarsi alle elezioni comunali. Tra l’altro c’è da sottolineare che il sacerdote Vincenzo Chiodi ha più volte violato tutte le prescrizioni del precetto ed è già passibile di censura”. In sostanza il motivo è stato un battibecco tra don Vincenzo e un altro sacerdote.

Un provvedimento, ha dichiarato Muccio alcuni giorni fa che “somiglia, per molti versi, a quello che emana il questore di una provincia, riguardante le misure di prevenzione in cui si intima ai soggetti pericolosi per la sicurezza pubblica, e che va nella direzione di imporre di non fare ritorno più nel comune dal quale si viene allontanato. Tale provvedimento nei confronti di Don Vincenzo, per il Guerriero Sannita è paragonabile al divieto imposto a una madre di non vedere il proprio figlio”.

Lo scontro tra il vescovo Salvatore Visco e don Vincenzo, 78 anni, per 38 parroco della cattedrale di Isernia, ora culminato con la sospensione, aveva portato anche il candidato sindaco Muccio a paventare un suo ritiro dalle elezioni. Ma niente sembra fermare il sacerdote: “La via del Signore è diventata quella del Guerriero Sannita? Grazie a Dio è credente anche lui – ha scritto in una lettera pubblicata su altromolise.it – La sofferenza lo ha maturato. E insieme raggiungeremo un traguardo che valga, finalmente, a risolvere almeno in parte i problemi che affliggono la povera gente: gli ultimi. Quanto alla candidatura non mi tirerò indietro. Quis contra Deum?”. “Non ho accettato il decreto della Curia diocesana – continua il prete – perchè loro non rispettano il diritto canonico, infatti la procedura seguita da loro non è corretta. E comunque non ritiro la mia candidatura perchè è il Signore che me lo chiede”.

Ma non è solo una questione di spirito, le rimostranze di don Vincenzo puntano a una contestazione nel metodo: “E’ il secondo decreto che la curia tenta di recapitarmi – ha detto Don Vincenzo – ma nel modo sbagliato e io non lo accetto. Alla mia porta ha bussato un parroco per notificarmi la censura, ma non funziona così. Io conosco il diritto canonico. Doveva portarlo il cancelliere della curia alla presenza di due testimoni. Così non è stato quindi non è valido e io lo rifiuto. E’ un decreto fasullo. Si sono messi sotto i piedi il diritto danonico e chi fa questo calpesta Cristo. La Curia farebbe meglio a interessarsi dei poveri, dei disabili, di chi soffre. Io lo voglio fare entrando in politica per cambiare le cose anche negli enti locali. Sono stato per anni e anni parroco a Isernia, conosco tutti. So quali sono le famiglie in vera difficoltà e imbrogliate dai politici al solo scopo di ottenere voti. Queste sono le cose che devono cambiare. Con la mia candidatura voglio rendere la politica un servizio ai nostri fratelli”.

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