Al Macro Testaccio "(Un)forbidden City", fino al 4 marzo la mostra collettiva pensata come un appuntamento dove tradizioni e nuove identità transnazionali si incontrano. L'esposizione fa parte della Biennale internazionale di Cultura 'Vie della Seta'
A cura di Simona Rossi e Dominique Lora, questa esposizione sottotitola “La post-rivoluzione della nuova arte cinese” perché è pensata come un appuntamento dove tradizioni e nuove identità transnazionali si incontrano in una realtà che Achille Bonito Oliva definirebbe “glocal”. Il gruppo di artisti in mostra (Lu Feifei, Chang Lei, Wu XiaoJun, Li Xinmo, Shen Ruijun, Gao Shen, Sung Ping, Sun Lei) è legato ai movimenti studenteschi post rivoluzionari e alla cultura underground e propone codici estetici e soluzioni formali che gravitano intorno al mondo dei nuovi media. Decisamente pop e provocatori, lavorano con fotografia, installazioni, performance e video art.
Nelle opere, non è difficile rintracciare le tensioni e le dinamiche dello sviluppo culturale e sociale della Cina contemporanea in rapporto alle trasformazioni globali della modernizzazione: al centro è il dialogo tra etica ed estetica, dove tema portante è la sostenibilità economica e ambientare del vivere contemporaneo. “Gli artisti – spiega il curatore – diventano in qualche modo anche portatori di nuovi valori e cominciano a sostenere e promuovere nuovi stili di vita, più accorti e consapevoli, per dare un esempio, attraverso l’arte, alle prossime generazioni”. L’esposizione fa parte del programma della Biennale internazionale di Cultura ‘Vie della Seta’ che, a febbraio, prevede undici mostre e varie conferenze o eventi che spaziano dalla storia all’archeologia, all’arte contemporanea, all’attualità.