Diritti

In Tunisia, un anno dopo la rivoluzione

Dovevo proprio andare di persona in Tunisia per capire che le cose non sono messe male, come può sembrare a distanza basandosi sulle notizie e sui servizi Tv. Il documentario realizzato da Iacona e trasmesso in Presa Diretta dell’8 gennaio è bellissimo, fatto benissimo , con scene forti e cose vere. Lo consiglio a chi non l’abbia visto. Si trova sul loro sito. Ma ha le caratteristiche di un giornalismo di denuncia, che mette inevitabilmente in secondo piano le cose positive e il buon umore, perché questi non fanno altrettanto notizia. E’ vero l’economia è in difficoltà e a livello politico e di piazza bisogna fronteggiare i problemi delle contestazioni salafiste -un integralismo vero da non confondere con la prudenza liberale di Ennahda, partito di maggioranza relativa. Ma i festeggiamenti dell’anniversario hanno mostrato che tutto ciò si svolge in un quadro di ottimismo nei sentimenti popolari.

Questa è una piccola grande differenza col quadro di un paese allo sbando. Scrivo questo breve post per darvi la possibilità di ascoltare due miei interlocutori che stanno nell’area politica laica. Omezzine Khelifa ha deciso di tornare a vivere in Tunisia dalla Francia ed è una dirigente del partito Ettakatol, aderente all’Internazionale Socialista, un partito che adesso sta nel governo di coalizione con Ennahda. A questo link la sua intervista nella festa del 14 gennaio.

Taarek Chabbouni è un dirigente di Ettjadid un partito di sinistra in contatto col nostro Pd, un partito che invece dalla coalizione di governo è rimasto fuori. Eppure Taarek esprime fiducia non acredine..sentiamo perché.

Poi ci sono le notizie sulle complicate vicende della libertà di espressione.
Il processo al direttore della Tv Nesma per la proiezione del film Persepolis, seguita da diffuse proteste islamiste è stato rinviato a metà aprile ma la sua prima giornata è stata un’eccezionale test sul rapporto tra Islam e libertà nel paese pilota delle rivoluzioni arabe. Il film franco-iraniano era stato proiettato – in chiave antiislamista – dieci giorni prima delle elezioni dello scorso ottobre da Nessma Tv successivamente contestata da aspre manifestazioni.

E per capire la contestazione alla tv Nesma si ricordi che i suoi proprietari sono considerati ex sostenitori di Ben Ali e che nella proprietà ci sono Ben Ammar e Berlusconi. Tutte le
associazioni di respiro internazionale – diritti dell’uomo,giornalisti,femministe – si sono mobilitate contro il processo “alla libertà d’espressione” – e a sorpresa all’udienza si è presentato vestito da avvocato anche l’ex primo ministro della transizione,l’84 enne Caid Essebsi. Dall’altra parte i salafiti erano presenti in massa davanti al Tribunale. Alcuni di loro hanno contestato vivacemente tre noti giornalisti laici, che la polizia ha scortato nel vicino commissariato. Sui giornali on line si parla di selvaggia aggressione (video nel link), ma fossero tutte così le “selvagge aggressioni” con due spintoni e un mezzo pugno sulla spalla… Ed è stato l’episodio più grave.

In mezzo tra i due fronti c’è un’opinione pubblica che non vuole questo scontro, ma nella quale è prevalente l’idea che comunque la proiezione televisiva di Persepolis , di quella scena, sia stata una provocazione da non ripetere. “Avrei semplicemente rimosso quei 30 secondi” mi ha detto la neo direttrice della tv pubblica Tunisia 2, Imen Bagroun, non velata, prima donna a capo di una tv pubblica “e poi l’avrei proiettato perché è un bel fim.” Affermando che la soluzione non può essere penale Ennahda compie un piccolo capolavoro diplomatico, perché non si contrappone a nessuna delle parti in conflitto e riporta la questione al terreno del consenso.

Contemporaneamente lo stesso partito Ennahda è riuscito a evitare la trappola tesagli da qualche polemico attivista informatico, che ha postato in rete come video una vecchia e lunga sequenza di un rapporto omoerotico ripreso presumibilmente da una telecamera nascosta nel soffitto di una cella. Il video era già circolato nei primi anni 90 come videocassetta per screditare l’allora prigioniero politico e dirigente islamista Ali Larrayed,oggi ministro degli Interni. Invece di chiedere chiarimenti o di polemizzare sull’incoerenza tra vita sessuale e fede islamica tutta la politica tunisina, islamista e no, di maggioranza e di opposizione, ha solidarizzato col Ministro. Affermando che si trattava di una vecchia manovra della polizia del dittatore Ben Ali, e molto probabilmente di un video montaggio. In questo modo Ennhada non ha dovuto prendere posizione nel merito della questione omosessuale e ha difeso il ruolo del suo Ministro degli Interni, uomo chiave in un paese dove manifestazioni e conflitti socio-sindacali sono all’ordine del giorno.

Continuerò a tenervi informati sul paese pilota delle rivoluzioni arabe.