Società

Il Natale del nostro discontento

Sono tornato a Roma da Toronto per le vacanze di Natale. Al contrario degli anni passati, questa volta ho notato delle differenze significative fra l’atmosfera natalizia di Canada e Italia. Anzitutto, nelle strade commerciali di Roma e Bologna c’è meno gente in giro e lo stesso si può dire dei centri commerciali, che paiono meno presi d’assalto del solito. Tra qualche settimana ci saranno i dati dei consumi delle feste, sono pronto a scommettere che risulterà un abbassamento degli acquisti sia in senso assoluto (si è comprato globalmente di meno) che al dettaglio (si sono comprati oggetti più economici). Gli italiani, che in maggioranza hanno eletto il Parlamento attuale e il governo precedente, raccolgono purtroppo oggi i frutti delle loro scelte dissennate del passato.

Non tutto però è cambiato rispetto agli anni passati, e non tutto dipende dalla pessima classe politica, oggi messa in quarantena dal dotto governo di tecnici chiamato ad approvare leggi finanziarie dure ma necessarie. Molto dipende da noi italiani e dai nostri piccoli comportamenti quotidiani. Ecco allora che le strade di Roma continuano a essere sporchissime, soprattutto in paragone a ciò che si vede nelle grandi metropoli nordamericane. Anche le stazioni della metropolitana sono lercie: al di là della sporcizia da passaggio di massa (mozziconi di sigarette, bottigliette di plastica, cartacce), si trovano nugoli di lanugine negli scalini della Metro A a Termini, segno che le ditte di pulizia in quella stazione trascurano la situazione da illo tempore.  Anche Bologna è più sporca oggi del passato, ma continua a essere in una condizione molto migliore rispetto a Roma, a testimonianza che il senso civico non manca al popolo italiano tutto, ma ad ampie fette di esso.

Gli autobus di Roma continuano a essere relativamente sporadici, con attese di oltre 20 minuti anche in orari che dovrebbero essere di punta e su linee che dovrebbero essere express (nel nostro caso, l’80, atteso in diversi pomeriggi senza successo, al punto da aver dovuto ripiegare su linee alternative), a fermate sprovviste di tettoie o panchine e di orari di passaggio. Una volta preso il mezzo, l’esperienza regalata dall’Atac è quanto di più vicino si possa immaginare a ciò che provano le sardine mentre nuotano nei loro banchi, soprattutto se fuori piove e i tuoi vicini (meglio si dovrebbe scrivere: “i tuoi aderenti“) hanno il cappotto bagnato o umido. D’altro canto, i controllori del biglietto continuano a essere degli oggetti camminanti non identificati soprattutto dopo le 20 e sui mezzi notturni, a testimonianza che a Roma l’autobus non è che costi poco (1 euro fino alla prossima estate, vale a dire un terzo di Toronto), è proprio gratis in certi orari.

Un turista che viene a Roma può dover spedire con urgenza un plico nel suo paese. Scoprirà che a Roma i corrieri tipo FedEx, Dhl, Sda eccetera non hanno filiali sparse per tutta la città, ma solo uffici centrali situati fuori città. Per spedire, puoi pagare il doppio di ciò che paghi all’estero andando in filiale e chiamare il servizio a domicilio, oppure puoi andare al più vicino ufficio postale (ma se cercate gli orari di apertura su Internet, buona fortuna: il sito delle poste non li offre, nonostante ciò che viene reclamizzato; e gli orari che trovate in altri siti possono essere clamorosamente sbagliati) e sentirti dire dall’impiegato delle Poste che per far arrivare una lettera a New York da Roma imbucandola il 22 dicembre con formula “la più rapida possibile“, occorrono “da 5 a 7 giorni lavorativi” e quindi “si finisce a 2012 iniziato“.

Basiliche, chiese, musei continuano in generale ad avere i loro discutibili orari non continuati; i supermercati e le farmacie aperti 24 ore al giorno sono sempre un miraggio avvistato al largo di Orione, i taxi continuano a essere pochissimi e costosi, specie se paragonati a quelli di Toronto (vi pare normale che una corsa serale presa al volo veda il tassametro> partire da Euro 5,80, vale a dire quasi quanto costa il tragitto di una media corsa nella città canadese?); i vigili urbani al solito non multano chi si attacca al clacson della propria macchina come se fosse un vitello alle mammelle della vacca e nemmeno chi parcheggia dinanzi allo scivolo per i disabili, sulle strisce pedonali.

L’ultimo capitolo spetta ai treni: sono sì più veloci rispetto al passato, ma spesso in sciopero e sempre più cari. Il trenino che collega lemme lemme l’aeroporto di Fiumicino all’anello ferroviario urbano richiede la “modica” cifra di 8 euro ed è sporco da risultare appiccicoso sui pavimenti, con finestrini così zozzi da impedire di vedere il panorama. Mi auguro che almeno il Leonardo Express, treno rapido che va da Fiumicino a Termini (38 km per 15 euro: è a buon mercato solo a considerare cosa chiedono i tassisti per l’alternativa), sia pulito, ma lì non ho verificato. Guardando al resto della penisola, oggi ci sono collegamenti frequenti fra le grandi città, meno efficienti per città sotto i 300.000 abitanti, vale a dire il 90% dell’Italia. Provate a raggiungere la ricca e centralissima Reggio Emilia da Roma senza usare un Eurostar, magari nel giorno in cui capita lo sciopero e le Ferrovie annunciano un 74% di collegamenti effettuati, e sappiatemi dire.