Cultura

Artisti7607: la cultura si riprende il futuro

La prima cosa che vedi tra i teli neri e le attrezzature è una cornice turchese all’attaccatura del soffitto che lascia immaginare che in questo studio, un tempo, c’era un bluescreen e forse si giravano scene di battaglie interstellari. E invece oggi si sta girando un corto per una battaglia tutt’altro che fantascientifica. Ci sono Claudio Santamaria, Neri Marcorè, Elio Germano, Daniela Virgilio, Paolo Calabresi, Giuseppe Battiston, Valerio Mastandrea, Paolo Sassanelli, Franca Valeri, Valeria Golino, Isabella Ragonese,  Riccardo Scamarcio, Valeria Solarino, Michele Riondino e Valentina Correani: tutti uniti da un unico grande desiderio che mi spiegherà meglio Cinzia Mascoli, che è il presidente e la vera anima di questa nuova rivoluzione artistica che si chiama Artisti7607.

Cinzia ha la bellezza e la grinta di un torrente d’inverno e non si ferma un attimo. Mi spiega di cosa si occupa Artisti7607, che prende il nome dalla data esatta (7 Giugno 2007) in cui è stato redatto lo Statuto Sociale Europeo degli Artisti che Cinzia ha preso come punto di riferimento per “creare un diritto di scelta” e chiedere di poter partecipare alla costituzione del nuovo Imaie (Istituto per la tutela degli artisti interpreti esecutori) che dovrebbe tutelare gli artisti interpreti esecutori di opere musicali, cinematografiche e audiovisive ogni qualvolta queste siano riutilizzate.

Quello che è accaduto all’Imaie è ormai storia. Ne ha parlato qui il 20 marzo 2010 anche Malcom Pagani, ma insomma, la verità è che da qualunque prospettiva si guardino e analizzino le vicende legate agli enti che dovrebbero tutelare gli artisti si arriva alla conclusione che l’Imaie è solo uno dei tanti piccoli sintomi di una malattia con cui gli artisti hanno imparato a convivere da tempo: il mancato riconoscimento del lavoro dell’artista come parte integrante e formante della Cultura di un Paese. Qui non si parla di precarietà, l’arte stessa è fondata sull’instabilità, è figlia del disordine, dell’entropia e della destrutturazione: qui si gioca con dei diritti fondamentali, essenziali.

Tutti questi artisti sono qui per girare un corto che vedremo presto, si spera, in tutte le sale cinematografiche italiane prima della proiezione dei film in cartellone: un corto che farà parlare, che farà riflettere. Giorgio Amendola ha messo a disposizione il suo studio gratuitamente bloccando tutte le sue attività, Cinzia Mascoli sta dando tutto il suo tempo e le sue energie, gli attori sono arrivati qui con i loro mezzi, la loro voglia di partecipare, sanno che tutto questo sforzo non servirà forse nel futuro prossimo, ma pone le basi a una rivoluzione che non ha bandiere né striscioni. E’ il sottobosco della cultura che non fa rumore, non urla slogan, non rischia lanci di lacrimogeni, ma sposta le idee, le costruisce, le modella, le libera e le porta in tutte le case d’Italia con la leggerezza del libeccio e penetrando nelle insenature burocratiche di questa Italia dissestata con la forza di uno tsunami.

Artisti7607 non è un’operazione superficiale e il corto che stanno girando non è una pubblicità, è un fatto artistico, è un documentario, è una testimonianza sentita, lo percepisco nelle parole di Riccardo Scamarcio che sta girando in questo preciso istante e a qualcuno che gli dice “Come ti vedi? Tutto bene?” risponde: “Sto pensando a quello che devo dire, che è più importante!” e questa non è retorica, è realtà. Franca Valeri mi dice “E’ un periodo tremendo: è difficile per me, figuriamoci per voi giovani. Bisogna fare qualcosa” e infatti è qui, per partecipare a questa operazione che ha unito artisti così diversi tra loro ma accomunati dallo stesso sguardo in direzione di un orizzonte lontano, ma forse non troppo.

Ogni tanto guardo la cornice blu all’attaccatura del soffitto che non c’entra niente in tutto questo nero e bianco di teli e ciak e luci da studio di posa, è come un pezzo di mare mosso in una scatola nera di aereo da guerra, e mentre penso a questo, la Golino dolcissima si alza e vuole girare ancora qualche battuta, il regista sorride, lei si guarda per un secondo al suo specchio da borsetta, mette un po’ di lucidalabbra e le danno la battuta che io mi aspetto dura e combattiva e invece lei sussurra, decisa ma con un filo di voce, che trafigge più di un urlo lancinante: “Abbiamo deciso di riprenderci il nostro futuro!”. Già.