Politica

Pd, il grande assente

Lo sciopero generale di lunedì era sacrosanto, la manovra del governo Monti calpesta sotto ogni profilo la bandiera che ogni suo ministro esibisce in tv: equità. E doverosa sarebbe stata la solidarietà convinta dei dirigenti del Pd. Partito che invece, una volta di più, ha preferito non esistere. Con la scusa penosa della “contraddizioni che nol consente”: non possiamo stare con gli scioperanti e poi votare la fiducia al decreto. E invece sì, egregi Bersani, Veltroni, D’Alema e compagnia nicchiando: potevate e dovevate, per due ottime ragioni.

Perché il decreto è in fieri, nella sua gestazione ed evoluzione fin qui hanno pesato solo i veti e i desiderata del putiniano di Arcore, gettare sulla bilancia – con la partecipazione allo sciopero – l’ultimatum per qualche coriandolo di equità, era davvero il minimo per una forza politica che non abbia scelto il “cupio dissolvi”. Tanto è vero che qualche aggiustamento Monti ha dovuto concederlo, e se non cambia la struttura iniqua della manovra, rappresenta comunque un anno di ossigeno per le pensioni più basse.

E perché, secondo motivo, mentre la destra putiniana voterà la fiducia pur attaccando il decreto ogni giorno (lo vorrebbero ancora più mostruoso: un decreto-caimano), la “sinistra” sembrerà votarlo convinta della sua bontà. Anziché dire con onestà agli elettori: lo voteremo “obtorto collo”, sotto il ricatto dei mercati e dei loro burattinai, perché il tracollo del debito pubblico rovinerebbe in primo luogo i cittadini più deboli, ma resta un pozzo di iniquità, e passata l’emergenza vogliamo che il voto cambi radicalmente le cose: Monti e Passera possono essere i leader della futura “destra presentabile”, non i nostri.

Resta infatti indecente che chi ha lavorato decenni alla catena di montaggio sia costretto anche a una sola ora di marchionnatura in più, mentre ai fedifraghi dei capitali “scudati” viene chiesta una mancia del 2 per cento anziché la restituzione integrale delle tasse evase, come ottenuto dalle destre di Cameron e Merkel per i capitali inglesi e tedeschi inguattati in Svizzera. Ma soprattutto è profondamente immorale che la manovra non contenga le misure strutturali che darebbero “cassa” solo negli anni prossimi, ma garantirebbero subito ai cittadini tartassati che la rapina impunita dell’evasione cesserebbe: manette di legge per gli evasori, come avviene nella cattedrale del capitalismo, gli Stati Uniti d’America. E peggio che iniquo, addirittura berlusconiano, resta il regalare le frequenze tv, che sono un bene comune.

Il Fatto Quotidiano, 15 dicembre 2011