Cronaca

Senza gli inglesi, <br/> ma l’Europa va

Arrivederci. O, forse, addio. Senza darsi la mano, perché Sarkozy e Cameron manco si salutano. Ma senza piangere. L’Unione con dentro la Gran Bretagna è forse finita, dopo una parentesi di ambiguità durata quasi 40 anni; e sono definitivamente caduti due tabù già violati in passato, ma che facevano ancora velo all’integrazione: quello dell’unanimità, per cui o si decide tutti insieme o non si decide; e quello di un’Europa blocco compatto, soppiantata dalle due o più velocità, con un mosaico d’iniziative.

Del resto, alcune tappe di grande successo dell’integrazione comunitaria sono partite lasciandosi inizialmente qualcuno indietro (e sempre la Gran Bretagna): Schengen, Maastricht, l’euro. Il problema, qui, non è che Londra resti fuori. Il problema è se le conclusioni del Vertice di Bruxelles, il ‘ patto di bilancio’, bastino ad arginare e superare la crisi del debito: i tempi sono stretti – di qui a marzo, per mettere in bella copia accordi appena tratteggiati –, la pressione dei mercati e dei partner è fortissima. I primi echi sono positivi: Borse su, spread giù – ma sono dati labili –; e la Casa Bianca, che da settimane mette fretta, avalla l’esito del Vertice, senza badare alla diserzione britannica, ma nota che “resta del lavoro da fare”.

Al gioco di chi vince e chi perde, vinceremo tutti se l’intesa consentirà di tenere in piedi, più che di tenere insieme, una costruzione che rischiava di sfasciarsi, l’Unione con dentro l’euro. Il metodo scelto, intergovernativo, non piace ai puristi dell’europeismo. Ma se l’Unione va avanti, ci sarà spazio per il metodo comunitario e le ambizioni federaliste. Se si smonta, no. Al tavolo delle trattative, passa la linea della Merkel: prima il rigore, poi la solidarietà (e, forse, gli eurobond, pegno forte della coesione europea). Ma la cancelliera e Sarkozy non sono soli a menare la danza: forte di una ritrovata credibilità, l’Italia di Monti ha già riavuto il suo posto tra i grandi Paesi fondatori. La via del Patto di Bilancio da sigillare a marzo passa, a gennaio, per un nuovo Vertice triangolare, a Roma, tra Francia, Germania e Italia.

Il Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2011