Economia & Lobby

Ancora su pensioni, caccia e IdV

Nei giorni scorsi  ho scritto un post con alcune domande per l’on. Donadi riguardanti i risparmi ottenibili evitando l’acquisto dei cacciabombardieri F35.  L’on. Donadi ha ora risposto, confermando quello che era nel frattempo diventato chiaro. Il presunto risparmio di 18 miliardi va riferito a un periodo temporale che arriva al 2026. Ha quindi poco senso usare tale cifra per la discussione degli effetti della manovra nei prossimi due anni. Secondo Donadi il risparmio annuale nel biennio 2012-2013 è di 900 milioni annui. In questo pezzo vorrei svolgere alcune ulteriori riflessioni al riguardo. Per chi è interessato, una versione più estesa è stata pubblicata su Noisefromamerika.org (in cui rispondo anche alla domanda di Donadi sull’accordo con la Svizzera).

Dall’intervento di Donadi, e assumendo che la sua posizione coincida con quella di Italia dei Valori, io capisco quanto segue:

  1. Idv è sostanzialmente favorevole alla riforma delle pensioni proposte dal governo Monti. Donadi afferma che ”questa riforma è da me largamente condivisa”.
  2. Propone tuttavia alcune modifiche a margine. Donadi quantifica in circa 8 miliardi l’incidenza della manovra pensionistica per il periodo 2012-2013. Visto che i risparmi proposti per quel periodo sono di 1,8 miliardi, stiamo parlando di aggiustamenti relativamente piccoli. Nelle parole di Donadi, si tratta di una ”parziale e limitata modifica relativamente ai tempi di piena applicazione della riforma” che incide sulla spesa in ”misura relativamente modesta”.

Se è così, buone notizie. Mi perdonerà però Donadi se insisto. Dal suo post iniziale io non avevo proprio capito che Italia dei Valori condivide largamente la riforma delle pensioni, e forse un po’ più di chiarezza sarebbe stata opportuna. Se poi andiamo sul blog dell’onorevole Di Pietro, troviamo un post significativamente intitolato Meglio le pensioni dei caccia’in cui si afferma:

“Per il 2012 abbiamo previsto un finanziamento di 783 milioni per costruire quattro sommergibili e due fregate. Abbiamo in programma l’acquisto di 131 aerei F35/Jsf che ci costeranno 18 miliardi di euro solo come spesa base. A cosa ci servono tutte queste armi e perché, in un momento di crisi, sono più importanti dell’assistenza ai malati e ai bambini o delle pensioni di chi ha lavorato tutta la vita?”

Occorre essere un lettore molto attento e anche molto scafato per non mettere in relazione i 18 miliardi con l’anno 2012. Sì, ho visto che ci ha messo un punto ed è un’altra frase, ma stiamo spaccando il capello in quattro. Per quel che mi è dato capire, il chiaro appoggio dell’Idv alla manovra sulle pensioni è una novità che apprendo ora, e mi pare contraddire in modo abbastanza pesante quanto detto da Di Pietro e da altri dirigenti dell’Idv. Ne prendo atto e me ne rallegro, dato che finora ho avuto l’impressione che l’Idv volesse cavalcare in modo demagogico, come sta facendo la Lega Nord, questo tema. Mi siano però consentite un paio di ulteriori riflessioni.

La prima è che, siano 18, 16, 13 oppure 1,8 i miliardi in ballo, trovo abbastanza fuori luogo che decisioni di politica estera e militare vengano prese sull’onda emozionale del ”far cassa” in una manovra emergenziale.  Ammetto un mio certo pregiudizio contro le spese militari, e non faccio alcuna fatica a credere che in questo come in altri settori della spesa militare ci siano inefficienze da cancellare e risparmi, anche sostanziosi, da fare. Ma questo è un argomento totalmente indipendente dalla manovra attuale. Se gli F35 sono un cattivo affare allora l’accordo va cancellato, e non importa assolutamente se il bilancio pubblico è in deficit, in pareggio o in superavit. Le pensioni non c’entrano nulla. Per fare un parallelo, è un po’ come usare la lotta all’evasione fiscale per far cassa come parte di una manovra. È una sciocchezza. La lotta all’evasione va fatta sempre e comunque. Perché le leggi vanno rispettate, non perché c’è bisogno di far cassa. Lo stesso vale per la spesa militare. Occorre valutare le nostre esigenze strategiche e soddisfarle al minor costo possibile. La spesa non va certo decisa in modo congiunturale e sulla base di esigenze di cassa di breve termine.

La seconda è che io resto francamente perplesso da questa spasmodica esigenza di difendere persone che comunque, anche dopo le ultime modifiche, andranno in pensione a condizioni nettamente migliori di quelle delle generazioni più giovani. O meglio, capisco il guadagno elettorale di breve periodo che si può ottenere agitando il tema (lo capisce bene anche la Lega, che infatti spande demagogia a piene mani) ma non mi piace per nulla. Anche dopo la manovra le regole per chi andrà in pensione nei prossimi anni restano parecchio più favorevoli di quelle che si applicheranno a chi ha oggi 20-30 anni. Chi è giovane oggi si troverà con una pensione calcolata interamente con il metodo contributivo, e quindi non godrà delle pensioni di anzianità, e andrà in pensione più tardi. Per aggiungere danno alla beffa, passerà anche tutta la vita a pagar tasse per ripagare un debito che è in non piccola misura il risultato di un regime pensionistico troppo generoso verso le generazioni attualmente più anziane. Veramente è compito di una forza progressista fare in modo che i giovani paghino ancora di più?

di Sandro Brusco