Politica

Quanto manca alla vera liberazione?

Come farsi andare di traverso una tranquilla e soleggiata domenica.

Tg 3 delle 14.15, Berlusconi irrompe alla mia tavola sbraitando da Verona: «Siamo scesi in campo nel ’94, lasciando anche i mestieri che ci appassionavano perché non volevamo che il Paese cadesse nelle mani dei comunisti. Purtroppo si cerca di far passare nel dimenticatoio questa tragedia ma noi ce la ricordiamo perché è stata la tragedia, quella del comunismo, più disumana e criminale per la storia dell’uomo». Il nazismo no, vero?

Poco prima avevo letto sul Fatto della riunione a Roma di un consesso di gentiluomini: Alfonso Marra (l‘avvocato che fa pubblicità ai suoi libri sullo “strategismo sentimentale” e il “signoraggio bancario” con Rubi e Manuela Arcuri) e l’immancabile Scilipoti. Insieme per presentare un nuovo partito (ci mancava proprio) che ha come intellettuale di riferimento il prete lefebrviano don Floriano Abrahamowicz, il cui credo è: “So che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so se abbiano fatto dei morti”. Dubbio condiviso da Marra, che auspica l’apertura di luoghi dove si possa “discutere tranquillamente anche delle camere a gas”.

Ma non eravamo usciti dal tunnel? Possibile che dobbiamo continuare a subire queste nefandezze? Quanto manca, ancora, alla reale liberazione del Paese?