Cultura

Boxe a Milano<br>I “pugni alla vita” secondo Pacifico

Cassius Clay, Rocky Marciano, Agostino Sella e tutti noi. Pugni alla vita e voglia di riscatto. Per tenere i fili dei giorni che, capita, se ne vadano inconsapevoli. Ecco perché a casa di Agostino Sella, ex pugile “suonato” protagonista di Boxe a Milano, lo spettacolo del cantautore Luigi De Crescenzo, in arte Pacifico (da lui scritto, diretto, interpretato e cantato in scena da stasera fino al 27 novembre al Teatro Elfo Puccini), entrano a confessarsi infiniti “tipi umani”, le cui debolezze, le tragedie, ansie e l’infelicità che sono anche nostre. E Agostino Sella, che ha perso la memoria dopo una rissa ha spazio per accogliere i ricordi e i dolori degli altri.

“È stato uno stratagemma: privare il protagonista della sua esistenza per riempirla con quella degli altri. L’idea dello spettacolo è partita dalla canzone che ho scritto 3 anni fa, Boxe a Milano, dove volevo raccontare la città come l’avevano vista i miei genitori appena arrivati dalla Campania negli anni 50: il luogo delle opportunità. E la boxe era una di queste che regalava un lavoro e anche 5 minuti di celebrità a tutti: al Palalido c’erano gli incontri dove partecipavano panettieri e operai e facevano di tutto per salire sul quel ring, anche solo una volta. E San Siro era affollatissimo, per esempio, per un incontro di Sandro Mazzinghi, campione del mondo di pugilato degli anni Sessanta”.

Però Pacifico si spinge più in là. A raccontare “i cazzotti” che ci colpiscono nella quotidianità, di cui quelli sul ring sono chiara metafora: “Ci vuole una grande forza oggi nel sostenere la tensione che c’è: molti persone fanno fatica a vivere, lo si percepisce dal bisogno di raccontarsi appena è possibile da Facebook alla tv”. E allora fa sfogare chi non ce la fa più nel bilocale del mite Agostino Sella: dalla vicina depressa, chiusa in casa da anni al signore che è in lite con la badante della madre.

Un elogio dei “cosiddetti” perdenti: “Io non li vedo così. Perché ogni giorno si dovrebbe vincere? Non credo nei vincenti che non siano mai stati “perdenti”. È normale perdere. Tutto sommato mi sembra anche equilibrato. È esagerato chi fa eccessiva professione di volontà”. Boxe a Milano, rientra nella stagione Nuove storie messa a punto da Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani (direttori del teatro Elfo Puccini) ad hoc per la sala Bausch.

di Bianca Bemori