Cultura

Palermo, si espone a casa del boss<br>“I luoghi restituiscono ciò che vivono”

E’ questa l’idea alla base del progetto siciliano Casa AUT, una mostra nell'abitazione di Gaetano Badalamenti, mandante dell'omicidio di Peppino Impastato. Intanto a Roma viene proiettato l’Orfeo9 di Tito Schipa Jr. mentre a Napoli va in scena l'"Indipendent Film Show 2011"

I luoghi assorbono e restituiscono come spugne ciò che i loro abitanti vivono al loro interno. E’ questa l’idea alla base del progetto siciliano Casa AUT (Sikania rising project), a cura del Laboratorio Saccardi. Una mostra, visitabile fino al 27 novembre, decisamente insolita, visto che gli artisti espongono le loro opere a Cinisi (20 km da Palermo) nella casa del boss Gaetano Badalamenti, uno dei capi più importanti della storia della mafia siciliana e della malavita internazionale (don Tano detto “il boss dei due mondi”, artefice della cosidetta “Pizza Connection”, anello del narcotraffico del valore di miliardi di dollari), noto come mandante dell’omicidio di Peppino Impastato. Da qualche anno la casa del boss è stata espropriata dallo Stato e assegnata al Comune di Cinisi e alle associazioni che ricordano la figura di Impastato.

Domenica 20 novembre è invece Roma il raccordo interessante per gli appassionati di cultura indipendente. Al cinema Farnese, a quarant’anni dall’uscita in versione cinematografica, l’Orfeo9 di Tito Schipa Jr. viene proiettato nell’ambito del Road to Ruins Film Festival con tanto di confronto/dibattito tra il regista e il critico musicale Enrico Ghezzi. Si tratta della prima opera rock italiana e la prima mai rappresentata al mondo (Roma, Teatro Sistina, 23 gennaio 1970) e, nel 1973, divenne un doppio album che oggi detiene il record discografico per essere l’unico doppio italiano che per trent’anni non è mai uscito di catalogo giungendo, ad oggi, a nove edizioni diverse tanto che la stampa specializzata l’ha recentemente classificato fra i 100 eventi fondamentali del rock italiano.

Per lIndipendent Film Show 2011, infine, bisogna raggiungere Napoli: fino a sabato, la Fondazione Morra a Palazzo Ruffo di Bagnara continua a focalizzare sugli artisti che sovvertono le convenzioni del cinema di sistema. I film/video-makers invitati sono infatti attenti a questioni percettive piuttosto che stilistiche o di trama e contenuto: Werner Nekes si concentra sul lavoro che il cervello compie nel produrre la fusione dei frames, Visual Perceptions è un viaggio introspettivo all’interno del cinema della mente e Sexuality ritrova quella libertà di espressione tipica degli autori indipendenti, liberi dai tabù e “per una sessualità naturale e sensibile, lontana dall’esibizione del piacere forzato dei film hard-core, che si mostra allo sguardo eliminando le barriere del pudore”.

Infine, notizie dalla rete, guidati da una giovane websurfer, brillante studente dell’Università Luiss, Agnerse Curti. Da fissare è questo nome, Lana Del Rey: una cantante emergente che fa impazzire i giovani ma di cui nessuno sa molto. Il fenomeno è strano: esiste solo la pagina Wikipedia in inglese, i filmati sono essenzialmente footage che si ripete di video in video, idem per le sequenze in cui compare (poche e, dopo i primi video, ripetute anche quelle, diventando a loro volta footage). Anche le tags che compaiono sotto i video di YouTube sono minime, a malapena tre, e non dicono nulla (tranne in uno dei primi video, Kinda outta luck, dove invece ce ne sono tantissime, da David Lynch a Katy Perry). Altre canzoni sono Blue jeans e Video games (se ne trovano altre sul canale di YouTube), ma tutto resta un mistero. Cominciano le esibizioni live, eppure cambia poco: è un cane che si morde la coda, circolo vizioso da milioni di visualizzazioni su YouTube (ma senza un disco) e con un tutto esaurito a Londra in meno di mezz’ora. Che sia un’operazione dell’industria discografica? Critici musicali e giornalisti dibattono su quanto sia un “fake”.