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Agnelli e la Juve salutano lo scudetto 2006 <br/> Il Tnas dichiara la propria incompetenza

Era già successo con la Federcalcio. La giustizia sportiva, quindi, fa un passo indietro e lascia ad altri la responsabilità di definire le presunte ragioni bianconera sul campionato assegnato d'ufficio all'Inter

Si conclude con un comunicato di una decina di righe la lunga avventura della Signora nelle aule della giustizia sportiva. Ieri sera il Tnas, il Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport, ha dichiarato la propria “incompetenza” in merito al ricorso presentato dalla Juventus per la mancata riassegnazione dello scudetto 2006. Ecco cosa dice il dispositivo: “In riferimento alla controversia Juventus F. C. SpA / Federazione Italiana Giuoco Calcio e F. C. Internazionale Milano SpA, avente a oggetto l’atto del Consiglio Federale del 18 luglio 2011 di rigetto dell’istanza di revoca dell’assegnazione dello scudetto stagione sportiva 2005/2006, comunica che il Collegio arbitrale, composto dal Presidente, Dott. Angelo Grieco, e dagli Arbitri, Avv. Dario Buzzelli e Avv. Enrico De Giovanni, dichiara la propria incompetenza”.

Incompetente, come la Federcalcio. La giustizia sportiva fa un passo indietro e lascia definitivamente ad altri la responsabilità di definire le ragioni della Juventus che proprio non si vuole arrendere alle ripetute porte in faccia ricevute negli ultimi tempi. Lo scudetto del 2006 è roba nostra, andremo avanti finché non avremo ciò che ci spetta. La società bianconera tira dritto. Lo aveva promesso il presidente Andrea Agnelli nel corso della conferenza stampa del 10 agosto scorso. “Parità di trattamenti”, questa la richiesta che il numero uno del club torinese aveva fatto ad alta voce agli organi competenti. Che però hanno fatto spallucce e si sono chiamati fuori da una faccenda che rischiava di scottare le mani per quanto bruciava. Stamane dalla Juve partirà un nuovo missile che esploderà dalle parti della Corte dei Conti per il Lazio. I legali bianconeri presenteranno infatti un esposto al procuratore generale per verificare se esistono i presupposti per chiedere alla Figc i danni erariali per gli atti su cui ha messo la firma nei giorni di Calciopoli.

Corte dei Conti e Tar del Lazio. La Federcalcio è sotto il fuoco incrociato della Juve che vuole ottenere denaro, tanto denaro, in cambio del danno che avrebbe subìto nel 2006. Non è ancora noto quali siano i numeri dell’esposto che sarà presentato alla Corte dei Conti. Ma lo sono quelli degli incartamenti recapitati al Tribunale amministrativo regionale: 423 milioni e 725 mila euro, che la società bianconera sarebbe felice di incassare dalla Figc, ma pure dall’Inter, che avrebbe contribuito a creare guai e mal di pancia. Abete non si scompone: “Siamo sereni, riteniamo di aver svolto i nostri compiti super partes e con molta attenzione. Anzi, dopo Calciopoli è la Federazione ad essere stata danneggiata. Peraltro le sentenze sportive e penali hanno finora dimostrato che i livelli di responsabilità sono altri”. Insomma, dalla Figc porte chiuse.

Le mosse di casa Agnelli non hanno lasciato indifferente il leader maximo del Coni, Gianni Petrucci, che poco fa, nel corso della conferenza stampa convocata al Comitato olimpico italiano, ha risposto in modo duro alle scelte della Juventus. “Non è vero che chi urla più forte ha ragione. Basta, abbiamo affidato a un gruppo di saggi l’incarico di mettere a punto norme contro l’arroganza di una parte del calcio. Che senso ha andare avanti? Fare un passo indietro vuol dire farne due avanti. La Lega è senza presidente da marzo, giovedì si riunisce. Faccia la sua scelta”. Petrucci sbotta e chiede rispetto per le istituzioni sportive che rappresenta. Perché nello sport, è cosa nota, non vince chi grida più forte: “C’è mancanza di rispetto per le regole e per l’etica, non devono prevalere gli arroganti e i prepotenti. Mi riferisco ad una parte del calcio italiano di vertice perché stiamo assistendo a cose mai viste. Il calcio è malato di doping legale. Se va avanti così sarà commissariato dall’opinione pubblica”. La Juve, da oggi, ha un avversario in più.