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Elezioni tunisine, proteste e manifestazioni nella città di Sidi Bouzid

La cittadina dove è nata la protesta che ha portato alla cacciata di Ben Alì è di nuovo in piazza. Questa volta per protestare contro la cancellazione di alcune liste del movimento “Petition Populaire” - Aridha per aver violato le regole della campagna elettorale

Sidi Bouzid, la cittadina dove è nata a dicembre l’ondata di proteste che ha deposto Ben Alì è di nuovo in piazza. Questa volta per difendere quelli che considera i suoi legittimi risultati elettorali locali.

La comunicazione dei risultati finali in seggi delle elezioni della Assemblea Costituente tunisina è avvenuta solo giovedì sera, dopo 4 giorni serrati di calcoli e consultazioni da parte della Alta Istanza Indipendente delle elezioni. I risultati hanno dato alcune conferme e alcune sorprese. Confermata è la vittoria del partito islamista En Nnahda al quale vengono attribuiti tra il 41 e il 42 per cento dei seggi. In virtù della legge elettorale di parità – per cui nell’ordine di lista a un uomo doveva seguire una donna e viceversa – il successo di En Nnahda porta con sé la spettacolare conseguenza che sono donne il 40% degli eletti: almeno 39, tra le quali una sola non velata, capolista a Tunisi. Anche una studentessa 26 enne residente a Roma è tra le elette. Tra tutte le altre liste – in particolare tra le liste “progressiste”che definiremmo laiche – ci sono altre 10 elette. Sul totale dei 217 membri dell’Assemblea Nazionale le donne sono il 24 per cento, una percentuale superiore a quella mai avuta Parlamento Italiano. Le femministe tunisine sono caute perché bisognerà vedere come si schiereranno le parlamentari di Ennahda sulle questioni “eticamente sensibili”.

Ma l’aspetto più imprevisto dei risultati finali è stata la decisione di escludere alcune delle liste locali “Petition Populaire” –  Aridha, una formazione messa in piedi da un miliardario emigrato a Londra, Hecmhi Hamdi, proprietario e presentatore della Tv satellitare Mostakilla. Nessun giornalista, nessun politico, nessun osservatore aveva previsto il successo di Aridha, che in termini percentuali è il terzo partito della Tunisia. Ma con l’annullamento di alcune sue liste è sceso al quarto posto tra i seggi assegnati. Sempre che entri nell’Assemblea perché la reazione immediata di Hamdi è stata quella di annunciare che per protesta tutti i suoi eletti si sarebbero dimessi. In tal caso ci sarebbero altri 19 seggi da spartire tra Ennahda e i partiti minori. Ci vorranno forse alcuni giorni per chiarire questo aspetto ma intanto c’è la crisi regionale aperta dalla decisione di escludere gli eletti di Aridha a Sidi Bouzid, l’unica circoscrizione in cui ne sarebbero stati eletti ben 3, superando En Nnahda.

Al di là degli spettacolari assalti alle sedi del Governatorato e del Municipio giovedì sera non ci sono scontri, ma a occhio è la maggioranza della popolazione locale a protestare bloccando le peraltro scarse attività.

E’ difficile che qualcuna tra le principali forze del paese – En Nahda, i progressisti, il governo uscente, l’esercito, la polizia, i media – chieda di riammettere gli esclusi, anche se l’Alta Istanza non ha ancora ben motivato le ragione della sua decisione. Il motivo sostanziale è la propaganda televisiva fatta fino all’ultimo, ma, dato che formalmente non bastava per arrivare a decidere un’esclusione, gli si è aggiunta la non trasparenza dei finanziamenti. Per spiegare il successo di Aridha qualcuno ha già tirato in ballo reti informali del disciolto partito di regime, in particolare quelle più filo-saudite. Ben Alì è in Arabia Saudita…. Ma potrebbe essere stato sufficiente il successo televisivo di Hamdi che parlava di sanità gratuita e assegni di disoccupazione.