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Dopo l’incendio di casa sua, la doppietta nel derby di Manchester: Balotelli è “sempre lui”

Sabato i fuochi d'artificio nella sua abitazione, ieri Supermario decisivo nella stracittadina con i diavoli rossi di sir Alex Ferguson: i tifosi del City iniziano ad amarlo nonostante le sue bravate. E lo chiamano 'Badotelli'.

Mario Balotelli 'testa a testa' con Vidic nel derby di Manchester

“Why always me?”, “perché sempre io?”: se lo chiede, mostrando la maglietta sotto la divisa di gioco, il prode Mario Balotelli, 21enne con una classe e un talento grandi così, che quando si trova su un campo da gioco con la palla tra i piedi fa venire il mal di pancia alle difese avversarie. Ieri, ad esempio, ha contribuito in modo importante a mettere ko lo United di sir Alex Ferguson nel derby di Manchester. La gara è finita 6 a 1, roba da record o quasi, e Balotelli ha segnato una doppietta con i fiocchi. Ottima partita la sua, da sette e mezzo in pagella, per capirci. Così, come bene ha fatto nelle ultime sue apparizioni in Premier League. Però poi c’è anche il resto, c’è la vita di tutti i giorni: l’ex interista sarà pure un fenomeno, ma vive e lotta insieme con noi. E nel quotidiano, beh, il giovane attaccante del City le combina spesso grosse come pochi altri.

Venerdì sera, l’ultima chicca: pare stesse giocando con i fuochi d’artificio nella sua abitazione di Manchester e, vai a capire perché, ci è mancato a poco che non mandasse a fuoco tutto quanto. Sono dovuti addirittura intervenire i pompieri, che sembra non l’abbiano presa troppo bene. Ecco, why always me?, caro Balotelli? In fondo, sei giovanissimo e hai la fortuna di avere due piedi che valgono almeno una quindicina di milioni di euro a testa, più o meno. Perché non fai come tanti tuoi noiosi compagni di squadra che quando escono dagli spogliatoi a fine partita vanno a farsi un paio di birre al pub all’angolo? Se non ti piace la birra, potresti raccogliere un po’ di amici per passare la notte durante la tv a smanettare con una console. Oppure, perché no, da quelle parti ci saranno pure discoteche che ti facciano sentire meno distante dalla tua Milano, se ti piace tirare tardi sotto le strobo, nessuno te lo impedirebbe.

E invece no, Balotelli non è un tipo banale. Il popolo interista si ricorderà una delle sue tante (e più riuscite) performance da ex stipendiato di Moratti. Semifinale di andata di Champions League, fine aprile 2010, l’Inter asfalta il Barcellona per 3 a 1 e sogna di entrare nella storia sotto l’era Mourinho. A fine gara, San Siro lo fischia e lui getta a terra la maglia in gesto di sfida aperta al proprio pubblico. I fischi aumentano e lui si arrabbia ancora di più. Fine della corsa, altro capitolo.

Perché infatti non ricordare la fantastica prova a Striscia la notizia, quando non si fece pregare a lungo per indossare la divisa del Diavolo, provocando lacrime e dolore alla platea neroazzurra, che non sapeva se fosse il caso o meno di raccogliere le firme per cacciarlo via? E la gita a Scampia a scambiarsi sorrisi e pacche sulla spalla con presunti esponenti della criminalità organizzata? Roba da nulla, dirà lui. Qualche giorno dopo riceveva a casa l’avviso della Procura di Napoli, che lo invitava a fargli visita per spiegare la scelta. Perché va bene tutto, ma quando si tende a far passare un cervo per un cavallo, anche gli animi più calmi prendono ad accendersi e a fare scintille.

Badotelli‘, così come lo chiamano da qualche tempo in Inghilterra, si è ambientato bene nella Manchester del suo City. Certo, qualche noia con la polizia per una serie infinita di multe per una guida, come dire, un po’ creativa (11 mila euro, dicono i bene informati), quel rapporto di amore-odio con il suo pigmalione Mancini, che più di una volta si è morso le mani per non mettergliele addosso, quell’attitudine alla battaglia durante la partita, che sette cartellini gialli in 21 partite in Premier sono roba da terzinaccio tutta grinta e muscoli, ma poi ti rendi conto che, in fondo, Supermario ha 21 anni, è un ragazzino o poco più e che, chissà, magari prima o poi metterà la testa a posto per amplificare un talento naturale indiscutibile. Lo dicono da anni di Cassano. Che i suoi passi verso la redenzione li ha fatti, o no?