Società

Intellettuali, dove siete?

Ecco, a questo link,  quanto di meglio abbiamo prodotto fin qui. Si tratta (finalmente, mi verrebbe da dire) di indignazione, frustrazione, rabbia, esasperazione. Non è roba da poco. Nel nostro Paese, per lungo tempo, ancor oggi direi, ho pensato che fossimo in grado di digerire qualunque schifezza, per sempre. Ma forse qualcosa sta cambiando.

Eppure vengo travolto dallo sconforto e dalla tristezza. Soprattutto alla frase: “Servono incalliti, ingenui, stupidi, romantici utopisti con le palle.” E’ questa, dunque, la ricetta per sollevare il nostro Paese? Cambiare uomini, per di più scegliendo stupidi e utipisti. Siamo disposti ad avere degli utopisti al potere, cioè gente che insegue qualcosa di irrealizzabile. Ma per fare che? Per puntare a quale nuovo sistema?

Non ci abbiamo pensato. Non lo sappiamo. Abbiamo avuto decenni per prepararci all’esame e faremo scena muta. I nostri pensatori, i nostri intellettuali, hanno perso tempo a indignarsi, a lamentarsi, a fare gridolini, a far finta di, ma senza pensare, senza formulare un’idea. Gli stupidi utopisti con le palle, certo, potranno essere meglio della classe politica attuale. Anche se, è curioso… non invocavano i “non politici”, i “celoduristi”, anche ai tempi della Lega? Arrivarono come una valanga… La politica li ha resi identici ai professionisti dei partiti.

Occorrono pensatori concreti, non utopisti. Occorrono persone che sappiano prendere il meglio di questo sfatto capitalismo e correggerlo con quanto è resistito dell’idea comunista e socialista, franate anch’esse nel dopoguerra, sotto i peggiori errori politici. Occorre trovare la terza via di cui parlavano Berlinguer, Pasolini e tanti altri. Occorre pensare, studiare un nuovo modo di vivere fuori dalla schiavitù della finanza, del lavoro, del consumo, salvaguardando risorse, risparmiando energia, proteggendo il pianeta, dando tempo e relazioni distese alla gente, diffondendo cultura e bellezza.

Occorre smettere di produrre automobili e ripulire il Paese, dare avvio a un programma edilizio immenso per recuperare migliaia di borghi, facendo lavorare tutti per vent’anni. Occorre occuparci solo di ciò che ci riguarda, l’accoglienza, il turismo, la creatività, l’eccellenza in alcune aree industriali. Occorre fare di questo Paese ciò che è sempre stato: la culla del genio, della ricerca, dello studio, dell’università. Idee buone, adatte a noi, e regole chiare a tutela, fatte per creare benessere vero. Un sistema che chiunque potrebbe amministrare. Stupido o intelligente. Con o senza palle. Tutto purché non utopista.

Non ci mancano politici nuovi. Certo, anche quelli. Ci manca un sistema nuovo. Dunque qualcuno che lo pensi. Intellettuali di questo Paese, economisti, filosofi, scienziati, dove siete?