Cultura

“Divieto di affissione”, quando le opere<br>entrano nei luoghi di lavoro

Si tratta di una mostra collettiva itinerante che mette in scena le giovani avanguardie artistiche del sud del mondo. La seconda tappa occuperà uno studio legale di Roma. Prossime tappe Firenze e Torino, poi Palermo, Capri e di nuovo la Capitale

Andromeda di Adelaide Di Nunzio

C’è tempo fino al 5 ottobre per partecipare alla seconda tappa del viaggio “Divieto di affissione”. La sede è bislacca, dato che si tratta di uno studio legale di Roma. Stiamo parlando della mostra collettiva itinerante che mette in scena le giovani avanguardie artistiche del sud del mondo e che, curati da Giuliana Ippolito e grazie a Numen Arti Contemporanee, fa sosta da quei di professionisti interessati a trasformare per brevi periodi di tempo i loro studi in punti d’incontro tra arte e lavoro. Nella capitale è stato Gennaro Terracciano, amministrativista di grido con il pallino per l’arte contemporanea e nessuna paura di compromettere l’ovattata atmosfera del suo super studio di largo Arenula, a ospitare le opere.

“Il progetto – spiega Giuliana Ippolito – è stato concepito come un viaggio alla ricerca di una ritrovata materialità. Nasce da una riflessione sulla nuova natura del vivere: il mondo reale sembra procedere verso la smaterializzazione. Nella nostra vita di ogni giorno una rarefatta dimensione di pura virtualità ha assunto uno spazio sempre più importante e, paradossalmente, ingombrante”. I tredici giovani artisti (Gema Rupérez Alonso, Francesca Capasso, Domenico Cordì, Adelaide Di Nunzio, Anna Ma, Alessandra Mai&Dario De Cristofaro, Monticelli&Pagone, Alì Nasser-Eddine, Nadia Perrotta, Antonella Romano, Vittorio Valente) sono stati coinvolti a dicembre a Napoli (dove hanno debuttato). “Tra i luoghi di lavoro quotidiani – continua la Ippolito – abbiamo in particolar modo scelto quelli dei professionisti perché forse è proprio qui che l’avvento del computer ha imposto la dolorosa frattura tra l’essere umano e la materia, tra noi e il corpo, il nostro e quello degli altri”.

L’arte quindi come farmaco capace di riunire, creare contatto e partecipazione, ricoagulare quanto è stato infranto, proprio grazie alle emozioni che è capace di suscitare: “I nostri artisti parlano linguaggi diversi e l’unico elemento in comune è la provenienza dal sud del mondo. Crediamo che a sud si trovi l’antidoto alla virtualizzazione della vita contemporanea. Nelle antiche antiche culture del sud del mondo il radicamento alla fisicità e alla materia sembra essere così profondo da indurci a scommettere che nessuna rivoluzione tecnologica potrà essere mai così forte da disancorare la mente dal corpo, l’immagine dalla materia”. Ci tengono, gli organizzatori a rassicurare che l’incontro tra gli artisti di “Divieto di Affissione” e lo staff degli studi professionali che accolgono la mostra avviene a impatto zero: il progetto si svolge infatti nel segno di una dimostrazione della capacità dell’arte contemporanea di convivere con il quotidiano negli ambienti della vita reale. Prossime tappe Firenze e Torino, poi Palermo, Capri e di nuovo Roma.

Da segnalare inoltre a Morlupo, un paesino vicino Roma, la nascita di Libra PoEtica, un nuovo modo di fare libreria con volumi introvabili e particolarissimi, case editrici di nicchia e underground, opere e autori sconosciuti o rari. Il fine? “Avvicinare il lettore al testo poetico – spiega l’ideatrice, Monica Maggi – dove per poesia si intende la globale bellezza della vita”. Si troveranno anche angoli di mondo: dai manga giapponesi agli incensi del Tibet, dalle spezie indiane ai tessuti etnici. Un luogo dove sensazioni, emozioni e sentimenti partecipano di pari passo con la cultura intesa nel suo senso più classico e dove concerti di musica etno-classica, vernissage e allestimenti, rassegne cinematografiche e conferenze aiuteranno ad amalgamare mente e cuore, corpo e spirito, idee e passioni.