Politica

La svolta ecumenica di Luigi de Magistris

C’è chi la chiama ‘svolta moderata e istituzionale’. Chi, come il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco, apre un dibattito sul ‘giustizialismo riabilitatore’. Chi, più semplicemente, si meraviglia e si pone qualche interrogativo. E in effetti sorprende vedere Luigi de Magistris andare all’Università di Fisciano a confrontarsi con Vincenzo De Luca, a stringergli la mano, a scambiare complimenti ed effusioni. E’ per caso soltanto un omonimo del Vincenzo De Luca la cui candidatura a governatore de Magistris osteggiò in ogni modo, fino al punto di andare in dissenso con Di Pietro, affermando che “chi ha letto le carte delle inchieste in cui è coinvolto sa che De Luca è accusato di essere al centro di un crocevia di interessi illeciti tra politica e imprenditoria sull’utilizzo dei finanziamenti pubblici e delle risorse europee, la Campania non può ripartire da De Luca”? No, non è un omonimo, è proprio lui, il plurinquisito sindaco di Salerno, appena raggiunto da una nuova richiesta di rinvio a giudizio per peculato per aver beneficato un suo fedelissimo di una nomina da 15 mila euro.

Andiamo avanti. Da quando ha stravinto le elezioni di Napoli cavalcando la voglia di riscatto di una città oppressa dalla malapolitica e dal malaffare dei ‘poteri forti’, il sindaco de Magistris ha incontrato spesso il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, indagato per camorra per alcune vicende imprenditoriali oscure in terre casertane. De Magistris commento così la vittoria elettorale dell’uomo di spicco del team azzurro di Nicola Cosentino, più volte attaccato per i suoi legami coi clan casalesi: “Francamente devo dire che Cesaro non rappresenta degnamente né Napoli, né la sua provincia, né la Campania”. Adesso però ci dialoga, ha lavorato con lui per conquistare i preliminari della Coppa America e, scrive Demarco sul suo blog, “de Magistris dice che collabora con Cesaro è un piacere e molti si compiacciono della cordialità che contraddistingue i loro incontri”.

Proseguiamo. Da quando ha indossato la fascia tricolore, de Magistris ha rivisto il suo giudizio sul Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il 30 settembre 2009, in una lunghissima lettera di dimissioni dalla magistratura pubblicata il giorno dopo su Il Fatto Quotidiano, scrisse che lasciava la toga “anche per colpa sua” e gli chiedeva: “Perché non è stato vicino ai servitori dello Stato che si sono imbattuti nel cancro della democrazia”? Nel 2010 inoltre lo accusò di promulgare “leggi anticostituzionali”. Oggi invece de Magistris riconosce a Napolitano di essere l’ultimo baluardo a difesa della Costituzione.

Ed inoltre. Da quando è primo cittadino, de Magistris frequenta abbastanza spesso per impegni istituzionali e non il cardinale Crescenzio Sepe, indagato in seguito all’uso degli immobili di proprietà della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (ex Propaganda Fide), di cui è stato prefetto dal 2001 al 2006, per aver concesso case a prezzi di favore o gratis a importanti politici italiani. Insieme a Sepe, de Magistris ha partecipato alla festa di presentazione del Napoli di De Laurentis, con annessa benedizione. E il 19 settembre, festa di San Gennaro, era in prima fila in Cattedrale a baciare l’ampolla del sangue del santo. “Più che deludente la subalternità alla superstizione che il suo gesto manifesta – ha commentato il direttore di MicroMega Paolo Flores D’Arcais – l’opportunismo verso le peggiori manifestazioni clericali rimane ingiustificabile”. Più grezzo il parere di un sociologo che preferisce rimanere anonimo: “Napoli val bene una Messa”.

Questi i fatti. Secondo voi, de Magistris fa bene a mantenere questa linea ecumenica e dialogante? O la sua voglia di rivoluzionare Napoli e la politica rischia così di essere rallentata?