Cronaca

Caso Penati, indagini sull’Idroscalo Park <br/>Il centro commerciale che vale un miliardo

Michele Molina, inquisito dalla Procura di Monza, è il progettista del grande complesso previsto vicino all'aeroporto di Linate, costruito dal gruppo Percassi, finanziatore del dirigente del Pd. Di Caterina lo accusa di "scambi opachi" con l'architetto Sarno. Sul piatto ci sono anche opere viabilistiche per 65 milioni di euro, di competenza della Provincia di Milano

Non c’è solo il presunto “sistema Sesto” nel mirino dell’inchiesta che coinvolge il dirigente del Pd Filippo Penati. La Procura di Monza ha disposto accertamenti sul progetto Idroscalo Center, un complesso commerciale e d’intrattenimento da 160 mila metri quadri che dovrebbe sorgere intorno al lago artificiale milanese, a ridosso dell’aeroporto di Linate, con importanti interventi anche sulla viabilità circostante. Se vedrà la luce, sarà il centro commerciale più grande d’Europa, un affare da 1,25 miliardi di euro.

Il legame tra le vicende è rappresentato da uno degli indagati, Michele Molina, ingegnere attivo nella costruzione di centri commerciali. Molina è amministratore delegato dell’Api, la società che cura la progettazione per conto dell’International Business Park del gruppo Stilo, guidato da Antonio Percassi, presidente dell’Atalanta. Percassi, tra l’altro, è un finanziatore della fondazione Fare metropoli, che fa capo a Filippo Penati. Partner dell’operazione è il gruppo australiano Westfield, e Westfield Milan sarà il nome ufficiale del complesso.

Michele Molina è stato tirato in ballo nell’inchiesta monzese dall’imprenditore Piero Di Caterina. Davanti ai pm Walter Mapelli e Franca Macchia, Di Caterina avrebbe raccontato di aver saputo dall’architetto Renato Sarno, vicino a Penati e anche lui indagato, di rapporti economici “opachi e anomali”, nonché di “passaggi di soldi”, tra lui e l’ingegner Molina nel periodo tra il 2007 e il 2008, proprio in relazione all’area della ex Dogana di Segrate, dove dovrebbere sorgere l’Idroscalo Center.

Fin qui le indiscrezioni sull’inchiesta. La Provincia di Milano, presieduta da Penati dal 2004 al 2009, ha un ruolo importante nell’affare, segnato negli anni da polemiche e stop. Alla Provincia compete infatti il via libera sul piano viabilistico connesso alla costruzione del nuovo insediamento, in un’area già congestionata di traffico. La International Business Park “prenderà in carico la riqualificazione del sistema viario dell’aeroporto di Linate fino allo svincolo di Tregazzano”, si legge in un comunicato dell’azienda del 14 agosto, “per un investimento di 65 milioni di euro”. Una somma molto consistente che rappresenterebbe gli oneri di urbanizzazione a carico del costruttore.

Nello stesso comunicato è citato l’ingegner Molina, che di lì a qualche giorno sarebbe emerso come indagato dalla Procura di Monza. “Attualmente il progetto sta seguendo la procedura di attuazione”, dice Molina, vale a dire “Valutazione ambientale strategica, Valutazione di impatto ambientale, presso gli organi competenti”. Sul progetto c’è da registrare la denuncia di Mario De Gaspari, ex sindaco Pd di Pioltello (comune confinante con Segrate) e autore del libro “Il malessere delle città. Finanza immobiliare e inquietudini urbane”, pubblicato da ExCogita. Quando si parlò di Idroscalo Center, scrive De Gaspari in lettera indirizzata a diversi esponenti del Pd lombardo, “mi opposi con tutte le mie forze a questo progetto, ma praticamente era vietato parlarne e questa fu una delle cause della mia emerginazione nel gruppo e nel partito”.

Un affare ancora in corso, dunque, così come quello sull’area ex Falck di Sesto San Giovanni, la decennale vicenda urbanistica che ha dato il via all’inchiesta. Secondo la Procura di Monza, che si baserebbe su intercettazioni telefoniche, allo sviluppo dell’area, oggi di proprietà dell’immobiliarista Davide Bizzi, lavorerebbe ancora Giordano Vimercati, braccio destro di Penati, pure lui indagato. Vimercati agirebbe come consulente delle cooperative emiliane coinvolte nell’operazione sin dal primo momento, secondo l’accusa come contropartita politico-economica in favore del Pd nazionale.

Agli atti ci sarebbero anche recenti conversazioni telefoniche sull’area ex Falck tra Vimercati e Marco Bertoli, il direttore generale del Comune di Sesto San Giovanni, dimissionario dopo aver saputo di essere finito sotto inchiesta per finanziamento illecito dei partiti. “Normali telefonate di lavoro con Vimercati”, replica Bertoli nella lettera di dimissioni indirizzata al sindaco di Sesto Giorgio Oldrini, “persona che conosco da quarant’anni, possono essere politicamente strumentalizzate per screditare il nostro lavoro sulle aree Falck, anche se esse servivano solo a far intendere bene alla proprietà privata gli obiettivi e i vincoli dell’interesse pubblico, unico interesse che ho tutelato”.

Oldrini è intenzionato a non accettare le dimissioni del direttore generale: “C’è un problema di civiltà se una persona che ha svolto correttamente il proprio lavoro per anni è costretto a lasciarlo a causa di dicerie comparse sui giornali”, afferma. Intanto l’ex assessore all’Edilizia del Comune di Sesto, Pasqualino Di Leva, ha fatto ricorso al Tribunale del riesame di Milano contro l’arresto avvenuto il 25 agosto. Di Leva era stato prelevato dagli uomini della Guardia di finanza di Milano insieme all’architetto Marco Magni, mentre il gip di Monza aveva respinto la richiesta di custodia cautelare presentata dai pm per Penati e Vimercati. Sarà lo stesso Tribunale del riesame a pronunciarsi, probabilmente verso metà settembre, sull’appello della Procura di Monza che ribadisce la richiesta di arresto nei loro confronti.