Saturno

Festival: la compagnia dei supergettonati

C’è stato un tempo, gli anni ’50, in cui nell’ambiente editoriale la parola “gettoni” indicava una collana Einaudi diretta da Elio Vittorini, ora indica i compensi per la presenza d’un autore a un evento culturale. Per chi vive de sa plume, “della sua penna” come dicono i francesi, festival, reading e manifestazioni varie sono una realtà reddituale consolidata, tagli permettendo. Tant’è vero che esiste un tariffario che dà la cifra del prestigio e gira tra gli organizzatori. Si va dai cinquemila euro perché “la festa cominci” con Niccolò Ammaniti, Alessandro Baricco o Piergiorgio Odifreddi ai quarantamila per Gabriel García Márquez che è un Nobel e sta all’altro capo del mondo.

Il gettone più sonante tra gli italiani pare sia quello di Umberto Eco, che percepisce l’equivalente d’uno stipendio medio annuo (quindicimila euro) per una presenza. Pur sempre la metà di Bernard Henry Lévy, detto anche “Bhl”: diecimila euro a lettera. Bisogna dire che si tratta di cifre indicative e non siamo di fronte a “privilegi della casta”, a rivelazioni alla Spider Truman, anche se gli “eventi culturali” ricevono spesso finanziamenti pubblici. Inoltre la possibilità di guadagnare accettando qualche invito rappresenta una mutazione positiva nel misero mestiere di scrivere. Non fosse che gli “invitati speciali” sono nomi ricorrenti che potrebbero campare di diritti e non di rado riciclano le loro “lectio” da una ribalta all’altra. Ma la macchina eventifera è imponente e ha sete di star che richiamano pubblico. “Ormai poi sto girando come un rappresentante di commercio, ho battuto i marciapiedi dell’Emilia e adesso mi preparo a fare la medesima cosa nel Veneto. Viene con me Domenico Porzio e a volte sembriamo due comici da avanspettacolo: sempre le stesse battute, e sempre la faccia di chi le dice per la prima volta”: così Luciano Bianciardi raccontava il tour di presentazione della Vita agra (1963). Tra il neorealismo vittoriniano e l’attuale “festivalite” c’è di mezzo l’Italia del boom, quando la gente iniziò a comprare di tutto, “persino libri”.

Ai margini della miniera gettonifera ci sono quelli che si limitano a un piccolo rimborso spese e, più verso il cuore, nomi abbastanza noti, da mille euro, come un Nicolai Lilin o i Wu Ming che però sono un collettivo e devi moltiplicare per due o tre. L’aspetto “comitiva” non è da trascurare anche per i singoli autori. Il newyorchese Paul Auster percepisce sui quindicimila euro ma devi pagare il viaggio aereo in business class anche alla moglie: l’autore dell’Invenzione della solitudine è inseparabile dalla scrittrice Siri Ustvedt. Qui l’iter dell’invito diventa professionale. Perché uno scrittore di fama internazionale ti prenda in considerazione, devi mandargli le foto dell’hotel, a quattro o cinque stelle, dove lo ospiterai, o la pianta dell’appartamento, mettergli a disposizione una macchina con autista e una persona che lo assista se alle tre di notte va in panico perché ha finito il collirio o vuole una pasta con la bottarga greca.

E le donne? Tra i più “gettonati”, è il caso di dire, non ce ne sono molte e il dato è sorprendente se si pensa che sono la maggioranza del pubblico. Tra le italiane Margaret Mazzantini, che per meno di quattro o cinquemila euro risponde parafrasando un suo romanzo: “Non mi muovo”. Bisogna andare sulle straniere per salire: Isabel Allende vuole più di Márquez, cinquantamila euro, ed è l’autore più esoso in assoluto; Alice Walker, autrice del Colore viola, trentamila. Va detto che il tariffario non vale per le presentazioni organizzate dagli editori quando escono i libri. E se esistono progetti con budget ricchi che ispirano gli scrittori a sparare alto, ce ne sono altri “sociali” come Collisioni (a Novello) che riesce a far venire Salman Rushdie – uno da trentamila euro – sborsando solo (si fa per dire) le spese di viaggio. Siamo nelle Langhe dove aleggia ancora lo spirito del Grinzane con i leggendari sperperi. Nel 2007 Giuliano Soria pur di legare il proprio nome a Philip Roth, che non ne voleva sapere di andare a Grinzane a ritirare il premio, s’inventò il Master Award, un riconoscimento da consegnare a domicilio. Come la pizza! Roth, a New York, scese quasi in ciabatte, incassò l’assegno da 25mila euro e sparì dopo qualche foto. Bianciardi non avrebbe neanche risposto al citofono. Quando suonavano, erano sempre dei creditori.