Politica

Ministeri al nord, per il Colle sono “incostituzionali”, ma per Bossi “restano lì”

“Napolitano non si preoccupi. Le sedi restano lì”. E’ sprezzante il commento di Umberto Bossi alla contrarietà espressa dal Presidente della Repubblica sul decentramento di alcuni ministeri contenuta in una lettera che il Capo dello Stato aveva inviato al presidente del consiglio Silvio Berlusconi.

Il contenuto della missiva è stato pubblicato oggi sul sito del Quirinale ed è anche stato discusso durante il Consiglio dei ministri. In quella sede il premier ha tenuto in Cdm un’informativa sulla questione dei ministeri al nord e sulla lettera di Giorgio Napolitano invitando i suoi colleghi di governo a “tenere in considerazione i rilievi del Presidente della Repubblica”.

Nella missiva l’inquilino del Colle giudica incostituzionale la scelta del governo di trasferire a Monza alcuni uffici dei dicasteri delle Riforme, dell’Economia, del Turismo e della Semplificazione. “E’ necessario ribadire che tale evoluzione confliggerebbe con l’articolo 114 della Costituzione che dichiara Roma Capitale della Repubblica, nonchè con quanto dispongono le leggi ordinarie attuative già precedentemente citate – scrive Napolitano –   La pur condivisibile intenzione di avvicinare l’amministrazione pubblica ai cittadini, pertanto, non può spingersi al punto di immaginare una ‘capitale diffusa’ o ‘reticolare’ disseminata sul territorio nazionale, in completa obliterazione della menzionata natura di Capitale della città di Roma, sede del Governo della Repubblica”.

Nonostante Berlusconi abbia chiesto ai suoi ministri di tenere dei “comportamenti conseguenti” alle osservazioni di Napolitano, il Senatur non ci sta e ribatte colpo su colpo: “La Carta non dice dove devono stare le sedi”. E si richiama a quanto, secondo lui accade in alcuni paesi dell’Unione europea. “Noi facciamo quello che fanno in altri paesi – attacca Bossi – Non farlo significherebbe dire che in Inghilterra sono scemi”.

Secondo il Quirinale poi, c’è un problema di costi, soprattutto alla luce della difficile congiuntura economica in cui si trova il Paese: “L’apertura di sedi di mera rappresentanza  costituisce scelta organizzativa da valutarsi in una logica costi-benefici che, in ogni caso, dovrebbe improntarsi, nell’attuale situazione economico-finanziaria, al più rigido contenimento delle spese e alla massima efficienza funzionale”.

Insomma, quella di Napolitano è una bocciatura su tutta la linea che per giunta va ad aggiungersi alle polemiche innescate da alcuni settori della stessa maggioranza di governo: dal sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha definito “irresponsabile” l’intervento di Bossi, alla governatrice del Lazio Renata Polverini secondo la quale la condotta del ministro non porterà “da nessuna parte in senso positivo”. Ma il Senatur non ci sente e non arretra di un millimetro: non solo le sedi distaccate “restano là”, ma, secondo il capo della Lega: “il decentramento non è solo una possibilità ma un’opportunità per il Paese”.

Parole che hanno provocato una levata di scudi all’interno delle opposizioni con Giorgio Conte, vicepresidente dei deputati di Futuro e libertà, che ha invitato l’esponente leghista a “ripassarsi il diritto costituzionale” bollando le sue frasi come espressione di quel “leghismo becero e volgare, volto soltanto alla disgregazione dell’unità nazionale”.

Se il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa si limita a bollare come “buffonate” le iniziative della maggioranza, il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro va oltre e legge le parole di Napolitano come un atto formale di sfiducia nei confronti di premier e governo. Per questo l’ex magistrato dice di voler portare la questione in Parlamento: “Intendiamo presentare una mozione di sfiducia formale nei confronti dell’intero esecutivo, ma per farlo occorrono almeno sessantatre firme, dunque facciamo appello alle altre forze politiche e ai deputati che ancora hanno una dignità affinchè si uniscano alla nostra battaglia a salvaguardia della democrazia e delle istituzioni”.

Anche il Partito democratico si è unito al coro di critiche nei confronti dell’esponente del Carroccio definendo la lettera di Napolitano come “impeccabile”. Il presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti ha definito “inqualificabili” gli attacchi del ministro al Presidente della Repubblica: “Se l’Italia ha ancora un briciolo di stima e credibilità nel mondo è solo grazie al ruolo straordinario svolto dal nostro straordinario presidente”.

Dal canto suo Bossi si dice certo che le sue esternazioni non avranno nessuna conseguenza sulle relazioni fra il Quirinale e il suo partito. “I rapporti con Napolitano non si interromperanno per questo”, dice e si affida a una battuta: “Si romperebbero se gli chiedessimo di ridare indietro i mobili che si è preso dalla villa Reale di Monza”, la location individuata dalla Lega come sede distaccata dei ministeri. Alla fine riesce a strappare anche il sorriso ai cronisti assiepati per strappargli una dichiarazione: “Ora vado a casa, nella capitale: Milano”.