Società

La disoccupazione <br>fa ridere?

Ai disoccupati conviene ridere o piangere? Oppure lottare? Ma chi lotta con la faccia seria, vince?

Il mio ultimo post sulla risata ha fatto incavolare parecchie persone. Il ridere è ancora visto da molti progressisti come una perdita di tempo: la lotta deve essere dura e si vince facendo la faccia scura. Di fronte ai drammi bisogna fare le persone serie!

Io credo invece che il comico, la satira, il ridere, siano uno strumento essenziale per il nostro benessere mentale e per affrontare le difficoltà. Mi ricordo la storia di un partigiano raccolta da mio padre e messa in scena in Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente! Inseguiti dai fascisti, alcuni compagni si nascondono in una cisterna di liquami, e discutono su cosa fare per salvarsi, immersi nella merda fino al collo. E ci trovano qualche cosa da ridere, anche se rischiano di crepare da lì a poco.

E ripenso ai convegni sulla guerriglia del ridere che abbiamo organizzato ad Alcatraz, con Miloud, il clown che ha tirato fuori dalla disperazione centinaia di ragazzi che dormivano nelle tubature sotterranee di Bucarest. C’è riuscito insegnando loro il mestiere del pagliaccio. Arrivarono a Alcatraz in 12 e restarono con noi una decina di giorni. Raccontarono la loro vita a 300 clown che volevano andare a lavorare negli ospedali e nelle aree disastrate del pianeta. Facevano ridere ma facevano anche piangere. In effetti in quei giorni piansi moltissimo. Il comico non sta su un altro pianeta rispetto al dolore. C’era anche Patch Adams che va a far ridere la gente nei campi profughi in Afghanistan o in Palestina. Raccontava storie allucinanti di sofferenza… ma lui ci raccontò anche della magia che permette alla risata di fermare il dolore fisico e mentale e dare forza a un bambino che sta sfidando la morte.

La nostra cultura pullula di violenza e seriosità. Le due cose sono collegate. Celebriamo il dolore. Questo è folle.

Cinque anni fa mio suocero, Emilio Albanese, fu assassinato sotto casa da uno scippatore. Fu un momento ovviamente terribile. Iniziarono ad arrivare tantissime persone a casa di Emilio, che era una persona mite e amatissima. C’era Vera, la moglie, che si può immaginare come stesse… E mia madre si piazzò di fronte alla porta di casa accogliendo le signore che venivano a fare le condoglianze. Fermava quelle con l’aria affranta e diceva: “No signora, con quella faccia non va bene, Vera ha pianto abbastanza, dobbiamo farla ridere.” Poco dopo una decina di signore attempate stavano progettando di andare a sbancare un casinò.

E proprio lì potemmo misurare la magia del ridere. Possiamo onorare un morto perché ha vissuto con noi e non celebrare solo il dolore della scomparsa. E’ difficile ma in Romania ci sono cimiteri con statue di Gesù che ride.
In quei giorni ci fu prezioso Patch Adams che chiede: “Dovendo morire, preferisci avere vicino un medico serio che ti dice che stai morendo oppure preferisci avere me, vestito da angelo con le alucce e un’arpa in mano che ti canto delle barzellette sconce?”.

Ridere è eroico! È un’arma e uno strumento. Ridere a volte ti salva la vita, come successe a Tiziano Terzani che scoppiò a ridere di fronte a un giovane soldato che stava per giustiziarlo… Scoppiò a ridere anche quel ragazzo e lasciò scappare Terzani.

I potenti usano la seriosità come una suggestione che nasconde con il mantello della gloria dell’Unto dal Signore la loro vera, infima natura. Ridere aiuta a capire come ti vogliono fregare. Io da tempo non mi fido dei leader che non sanno ridere. Finisce sempre che ti accoltellano alla schiena… Mi piacciono invece i movimenti come quello della Transizione, che prevedono l’obbligo di fare delle assemblee che siano anche una festa. Solo se c’è partecipazione emotiva (e risate, si spera) si possono realizzare progetti che poi funzionano. Quando siamo seri il nostro cervello funziona male.

E qui ci va una precisazione che, scusatemi, davo per ovvia. Come in tutte le cose ha valore quel che contiene qualità. Berlusconi racconta barzellette, è vero, e nelle sue televisioni viaggiano dei comici… Ma quando io parlo di comicità e di satira mi riferisco a qualche cosa che muova le viscere e il cervello. La risata del potere, la risata di scherno, la risata facile, non arrivano neanche ad agitarti gli intestini: restano al livello dell’orifizio espulsivo. Ed è indiscutibile che la risata di qualità sia un grande strumento in mano ai progressisti. Tanto per citarne uno, han fatto più danni le poche puntate in Rai del grande Daniele Luttazzi di mille comizi.

E proprio perché la situazione italiana è molto difficile abbiamo deciso di lanciare un’offensiva comica ribelle in autunno. Quindi ad Alcatraz, tutto il mese di agosto sarà dedicato a laboratori sulla risata e lo Yoga Demenziale, che prepareranno questa campagna nazionale di sberleffi contro la Casta. Abbiamo bisogno di comunicare nel modo migliore che il vecchio mondo sta crollando e che spostarsi da sotto è meglio. Quando il gioco si fa duro i clown cominciano a ridere!

Solo una risata li seppellirà.