Media & Regime

Il gossip che uccide <br>la notizia

La vicenda di News of the World pare abbia squarciato un velo di Maya davanti agli occhi degli inglesi, i quali solo ora con un “Oh my God!” di disappunto si preoccupano di quanto per nulla etico sia (o sia stato) l’accaparramento di notizie e notiziole hot, pruriginose o truculenti.

La condotta di NewsCo (l’azienda di Murdoch), definita una tragedia morale, sta preoccupando lettori e classi dirigenti. C’è qualcuno che si è pentito di aver venduto allo Squalo australiano il Wall Streeet Journal. A buoi fuggiti, è stato impedito a Murdoch l’acquisizione della piattaforma BskyB.

Il numero di giornali scandalistici nel mondo è altissimo perchè la “fuffa” rende più
delle vere notizie, costa di meno e attira più lettori e, quindi, inserzionisti. Se n’è accorta anche Repubblica.it che ospita un editoriale di Roberto Saviano sul tema. Eppure anche la Repubblica regolarmente indulge con nonchalance al petteguless con rigurgiti glam. Anyway. Il gossip è il sale della vita (degli editori). E del giornalismo.

Un bell’editoriale (ma anche furbo) sul sito della Cnn ci racconta invece dell’ondata
di moralismo politicamente corretto che sta(rebbe) ripulendo il settore-stampa. A cominciare dall’Huffington Post. L’HuffPo (in amicizia) nasce come aggregatore di pezzi e notizie altrui, ma recentemente – si racconta – la direzione ha sospeso una giovane giornalista che si era permessa di fare la parafrasi ad un pezzo apparso altrove (praticamente lo ha riscritto). Scandalo!

Lo si sa da tempo che il numero di “riscrittori” di pezzi è aumentato su tutto il pianeta. Il fatto è che le notizie serie non fanno abbastanza notizia, così giornalisti “puri” non ce ne sono quasi più e poi costano tanto, mentre i writer sono spesso giovani precari sottopagati che talvolta si arrangiano. Siamo diventati tutti opinionisti, tutti blogger (me compresa), tutti aggregatori, tutti setacciatori di siti internazionali a caccia di contenuti accattivanti perchè il gossip è oro.

L’esempio di HuffPo sui metodi fa il paio con un altro editoriale incentrato sui contenuti apparso su Salon, in cui si racconta di come l’autorevole Washington Post abbia pubblicato un pezzo scandalistico (quindi gossip) su Michelle Obama che si concede un hamburger! Ma come, la paladina della rucola organica, quella che coltiva verzure nei giardini della Casa Bianca avrebbe mangiano almeno cinque hamburger nella sua vita!?

Il pezzo incriminato non è così banalmente gossipparo quanto sembra, anche perché –
– nonostante l’onda del biasimo per cotanto interesse sugli scandali alimentari della First Lady – il Wp ha insistito sulla notizia (sollevando polveroni e vendite) e ha condotto un sondaggio sul tasso di “ipocrisia” di Michelle Obama, la quale predica bene e razzola male, cioè mangia hamburger ogni tanto (da noi calzini celesti hanno scatenato di peggio).

Il pezzo del Wp non è affatto uno stupido errore, perché è uno dei tanti appigli (hamburger
compresi) utili a massacrare politicamente i Democrats anche e soprattutto attraverso il gossip. Il peccato dell’hamburger, ripreso da altre testate meno autorevoli, è stato dato in pasto ad orde di commentatori on line, i quali (grazie a filtri sapientemente allentati dalle redazioni) hanno riversato contro Michelle Obama quanto di peggio si poteva dire, tra insulti razzisti e condanne senza appello contro la politica del presidente, nella cui famiglia alligna un ceppo inestirpabile di ipocrisia e menzogna di cui egli stesso è intriso (ricordate la vicenda del certificato di nascita?). Quello che mi preme sottolineare è che il giochetto del Wp è una cosa tipica qui in Italia, ma nessuno si scandalizza più di tanto. Purtroppo.

Per finire quest’analisi socio-giornalistica sul gossip, vi vorrei segnalare come la potente Tina Brown abbia girato a reportage serio, di ben sei facciate sul Newsweek, la curiosità morbosa di immaginare come sarebbe stata e cosa avrebbe fatto Lady Diana se fosse ancora viva, con tanto di rendering del suo ipotetico aspetto a cinquant’anni e di fittizia pagina Facebook piena di post tra il socialite e l’umanitario. L’ex principessa del Galles avrebbe avuto un debole per Twitter e avrebbe certamente cospirato con la Carlà su come evitare le affettuosità di Berlusconi (c’è scritto proprio così).

Nel momento in cui il gossip ha raggiunto le sue aberrazioni, l’articolo di Tina Brown lo rivernicia di glamour intrigante ed “emozionale”. Rigorosamente senza notizie, ma vende tanto proprio per questo.

di Marika Borrelli