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Egitto: le esigenze della rivoluzione restano

Tutti in piazza l’8 luglio: la rivoluzione non è finita”. E’ questa la frase che campeggia su molti muri della capitale egiziana. Dopo dieci giorni di duri scontri nelle strade del Cairo e del Suez per protestare contro il mancato avvio delle riforme da parte del governo provvisorio, oggi i movimenti rivoluzionari egiziani torneranno di nuovo in piazza Tahrir.

Il movimento giovanile “25 gennaio”, infatti, ha chiesto a tutta la cittadinanza di scendere di nuovo nella piazza simbolo della rivoluzione. “Le esigenze della rivoluzione non sono cambiate“, si spiega in un loro comunicato, anche perché “non si tratta solo di rovesciare il vecchio regime, ma di costruire uno Stato dove le persone possono avere libertà, dignità, stato di diritto e giustizia sociale“.

Le vere incognite della giornata di oggi sono due. La prima riguarda il comportamento dei “Fratelli Musulmani”, il più grande movimento politico islamico in Egitto, il quale ha dichiarato alcuni giorni fa di voler far parte di quella vasta coalizione di forze politiche liberali e di sinistra che organizzano e sostengono le proteste anti-regime. Considerata l’ambiguità, se non proprio l’avversione, che i “Fratelli Musulmani” hanno dimostrato sinora nei confronti del movimento rivoluzionario egiziano, una loro “discesa in campo” oggi complicherebbe di non poco il quadro politico. In ogni caso, tale mossa da parte loro sarebbe la dimostrazione inequivocabile della forza del movimento rivoluzionario in Egitto, il quale, anche dopo mesi, sta costringendo molte forze politiche a rivedere le proprie posizioni. Certo, si tratterà di vedere in futuro quante di queste siano meramente strumentali.

La seconda incognita di oggi sarà il comportamento della polizia. Il governo militare provvisorio ha provato a smorzare i toni promettendo di non inviare poliziotti in tenuta antisommossa in piazza Tahrir, collocandoli al massimo nelle vie laterali. L’attuale ministro degli Interni, Mansour al-Essawy, ha dichiarato, inoltre, che presto allontanerà dalla polizia circa 700 alti funzionari corrotti o protagonisti di violenze contro i manifestanti in questi cinque mesi di intifada. Le parole del ministro, però, rischiano di non essere credute dai movimenti, visto che finora soltanto un funzionario di polizia è stato allontanato e condannato per atti illeciti durante le manifestazioni di piazza. La mancanza di fiducia negli attuali membri del governo, infatti, è tale da indurre molti giovani a improvvisare per strada corsi di autodifesa e di resistenza contro i lacrimogeni per la popolazione che si vorrà recare oggi in piazza.

Con la manifestazione indetta per oggi, i movimenti egiziani intendono sfidare apertamente la legittimità del governo dei militari in carica. Per riuscire nel loro intento hanno pensato di utilizzare anche forme nuove di partecipazione politica dal basso, tra cui un “referendum civile“, le cui schede conterranno domande su come organizzare il futuro dell’Egitto e saranno distribuite tra i manifestanti, i quali potranno votare nelle urne improvvisate in piazza.