Politica

Problemi italiani, passerelle europee

Ci sono dei giorni, e non sono mica pochi, che Bruxelles sembra un’appendice d’Italia : una piccola Napoli, e persino una piccolo Montenero di Bisaccia, a seconda di quali sono i politici italiani che s’aggirano per i corridoi delle Istituzioni europee. Non che abbiano qualcosa di europeo da fare, o da dire: vengono a portare qui i loro problemi italiani e a lanciare proclami che, pensano, acquistano valore da una tribuna dell’Ue.

Mercoledì, che a Roma era festa e, quindi, c’era meno da fare del solito, c’erano a Bruxelles Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, e Stefano Caldoro, governatore della Campania. E c’era pure Nichi Vendola, governatore della Puglia, per inaugurare una mostra sugli uliveti secolari della sua terra (e per partecipare, oggi, al Comitato delle Regioni).

Di Pietro era venuto a presentare la summer school dei giovani dell’Idv – caspita!, l’occasione valeva la trasferta -, ma ha ovviamente parlato (quasi) solo della manovra («doppiamente criminale», perchè «truffa sui conti e frega il voto degli elettori», rinviando il peggio al dopo 2013, quando – magari – toccherà ad altri farlo) e delle primarie della sinistra, cui l’Idv iscrive fin d’ora i propri candidati.

Caldoro, invece, era venuto a caldeggiare l’insediamento a Napoli, in concorrenza con Valencia, di un ufficio dell’Ue, ma, naturalmente, ha parlato di rifiuti. E siccome il commissario europeo Janez Potocnik, che lui per altro non ha incontrato, minaccia fuoco e fiamme su Napoli, la Campania e l’Italia, Caldoro, che sarà un berlusconiano di ferro, ma si rivela pure un doroteo, s’allinea al commissario – le sue preoccupazioni sono le mie, dice: «Stiamo collaborando» – e scarica le colpe. Anzi, le distribuisce: un po’ a sinistra («La Campania è un modello per la raccolta differenziata in tutto il Mezzogiorno. Il problema è Napoli e di Napoli è responsabile il sindaco», che sarà pure stato appena eletto, ma è un avversario, Luigi de Magistris); e un po’ a destra («La posizione della Lega è irresponsabile»).

Vabbè, ma c’era bisogno di venire a Bruxelles per dire ‘ste cose? Il messaggio italiano è, magari, chiaro; quello europeo è molto labile, anzi, sfugge del tutto.