Media & Regime

Tutti in piedi <br>(l’Italia peggiore)

Forse era stata meglio Raiperunanotte. Non c’era il grande Daniele Luttazzi (sì, grande: nonostante l’harakiri del plagio/non plagio. Grande). Non c’era (più) l’immenso Mario Monicelli.
Serena Dandini non c’entrava nulla, il suo universo televisivo è incompatibile con quello santoriano (ne ha fatto le spese  il pur bravo Max Pajella); il feeling con Vauro era del tutto assente; e il silenzio della Sora Danda sulla vignetta contro Bersani ha ricordato in coraggio la Bianchetti con Silvan.
Musicalmente, in entrambi i casi si poteva trovare molto di meglio. Un anno fa Morgan e Venditti, che generarono disastri. Ieri i Subsonica (ahhhhhhhhhhhhhh), Teresa De Sio e Silvestri, a cui qualcuno deve dire che Io non mi sento italiano proprio non la sa fare: basta con questo accanimento terapeutico, Daniele. Sei bravo, canta i tuoi pezzi.
Dettagli.

Tutti in piedi! è stato un altro prezioso momento televisivo clandestino. L’intervento di Landini. Il discorso di Ingroia. La ferocia gentile di Travaglio. L’indignazione di chi ha parlato, operai e ricercatori, studenti e gente comune, con una grinta e una lucidità che all’opposizione ufficiale (e presunta) ne sarebbe bastata un centesimo per aver già spedito Berlusconi in una Sant’Elena qualsiasi.

Il vento è cambiato. Amministrative, referendum. E’ cambiato. Ma non è cambiato grazie alla politica propriamente detta – pur contando qualche lodevole eccezione. E’ cambiata nonostante la politica propriamente detta.
La tv e gran parte degli organi di informazione, adesso, scrivono che la Rete influisce sul voto. Toh, che intuizione. E che velocità. Lo scrive perfino La Nazione. Lo scrive perfino il baronato sinistrorso, lo stesso che quattro anni fa – dopo il primo V-Day – ammoniva sul “pericolo del web” e adesso cavalca l’onda del cambiamento straparlando di democrazia dal basso: siete arrivati tardi, padri nobili delle frasi fatte. Tornate, da bravi, nelle vostre catacombe o nei vostri attici d’essai. Per quanto vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti (cit).

Il vento è cambiato e Tutti in piedi!, come Raiperunanotte, ne è prova e al tempo stesso volano. La società civile ha imparato a organizzarsi. Non ne può più di un centrosinistra che fa opposizione come Brunetta a muro a pallavolo. Non ne può più dei teatrini bipartisan. Non ne può più dei D’Alema e dei Casini chiamati in tv a commentare – in qualità di vincitori – gli esiti di referendum che fino al mese precedente erano i primi a non volere.
Tutti in piedi! ha dimostrato una volta di più lo scollamento più totale e brutale tra società civile, cioè mondo reale, e Truman Show. Gli Stracquadanio e i Fitto, i Napoli e le Ravetto non rappresentano più niente. Sono droni difettosi, droidi raffazzonati, repubblichini dentro le scene finali del film finale di un intellettuale libero che stava per scrivere il suo ultimo – e più devastante – Scritto Corsaro.

Il vento è cambiato e faranno di tutto per non ascoltarlo. Per fermarlo, disinnescarlo, zittirlo. Come hanno sempre fatto. Tra un Modello Macerata e un Follini D’Annata. Non si sa se più incompetenti o correi. Esiste un universo fatto di residuati, colpevoli detentrici del potere. C’è poi un altro universo, che i politologi chiamano sprezzantemente “antipolitica”. Si organizza da solo, si informa da solo, si arrabbia da solo. Si commuove se sente parlare di Falcone, non guarda il Tg1, non guarda il Tg5. Ride con Guzzanti (Corrado defeats Benigni 6-2 6-1 6-0) e Maurizio Crozza. Sta su Internet per smanettare (perché uno, nella vita, deve anche divertirsi) e al tempo stesso per incidere sul suo presente.

Non si fa più bastare il pur encomiabile anelito all’indignazione: desidera modificare concretamente il presente. E deve fare quasi tutto da solo, “vantando” i peggiori centrodestra e centrosinistra d’Europa. Non gliene frega niente se un Brontolo caricaturale non accetta di essere uscito dal Giudice di De André e per mettersi le mani in tasca è costretto a sedersi. Non gliene frega niente dei pianti della D’Urso, degli attentati immaginari ai Trombettieri del Sultano, della real politik più compromissoria. E’ oltre.

Ogni volta che è sceso in piazza, ora girotondino e ora vaffanchista, ora viola e ora agendarossato, quell’universo variegato e contraddittorio non ha mai avuto accanto i collezionisti di figurine Panini e i politici con un solo globulo rosso, tristi come un piano sequenza di Kiarostami e grigi come sempre grigi son stati i compagni del Pci.
E’ un popolo che prova ancora ad appartenere. Anche solo a se stesso. Che è poi l’azzardo più estremo.

Esiste una tivù diversa, che non ha bisogno di canoni e rifugge le lottizzazioni. Esiste una politica che non contempla per forza di cose l’inciucio. Esiste il diritto all’incoscienza utopica.
L’Italia è uno strano paese. Ha impiegato 17 anni per smaltire un vaccino. Ora che è uscita dall’anestesia, si è scoperta di nuovo orfana. Tocca camminare da soli: tutti in piedi, dunque: è l’Italia peggiore. Così peggiore, e precaria, da lottare per un futuro che non somigli per forza al profilo carnivoro della Santanché.