Mafie

Camorra, arrestati sindaco e assessore <br/> “Appoggio dei clan e voti pagati 100 euro”

Sotto la lente d'ingrandimento della procura sono finite le elezioni del 2003. Le intercettazioni confermano la compravendita elettorale, gestita dal clan di camorra

Camorra. In galera Antonio Izzo, Pdl, sindaco di Montesarchio, in provincia di Benevento, e un assessore comunale. Voti comprati a 100 euro in cambio di appalti e favori. Izzo era passato al Pdl nel novembre 2010, passaggio salutato con soddisfazione dalla parlamentare azzurra Nunzia De Girolamo. Izzo era stato, nel 1996, anche presidente dell’unione industriali di Benevento. Politica e crimine organizzato a braccetto, una camorra ‘con la cravatta’, come la definisce lo stesso boss al telefono. Senza spari.

Uno schema consolidato. Soldi in cambio di voti e appalti, la forza associativa per imporre estorsioni e prestiti usurari. La politica collusa e complice così come l’imprenditoria silente e omertosa. Succede a Montesarchio,il comune più grande della provincia di Benevento dopo il capoluogo, dove questa mattina i carabinieri del comando provincaile sannita hanno arrestato i vertici del clan e il sindaco del comune l’imprenditore Antonio Izzo, Pdl e Silvio Paradisi, l’assessore con delega ai lavori pubblici. I due amministratori sono finiti in galera con l’accusa di associazione camorristica (e voto di scambio), organici al clan Iadanza-Panella, egemone in quel territorio, in rapporti con il gruppo criminale dei Pagnozzi.

L’operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli, dall’aggiunto Federico Cafiero De Raho e dai pm anticamorra Marco Del Gaudio e Antonello Ardituro e Aldo Ingangi (reati finanziari) inquadra gli affari del clan e fa luce sugli accordi per le amministrative. Intercettazioni e pentiti supportano il lavoro investigativo. Voti comprati in cambio di appalti. Le elezioni finite sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sono quelle del maggio 2003. Izzo (riconfermato nel 2008) e Paradisi, insieme con Vincenzo Iadanza, ritenuto il capo clan, anche quest’ultimo in manette, sono indagati anche per la violazione del testo unico delle leggi per la composizione dei consigli comunali. Per le elezioni amministrative si muoveva Vincenzo Iadanza, tra l’altro, cugino del futuro assessore Paradisi. Si muoveva comprando i voti e quando necessario minacciando gli indecisi. Izzo e Paradisi erano consapevoli e hanno attivamente cercato il supporto del camorrista, investendo ingenti somme nella campagna elettorale “anche per pagare gli elettori – si legge nell’ordinanza cautelare – al fine di assicurarsi il loro consenso, con tutte le ovvie considerazioni che possono derivarne in sede di interpretazione delle loro reali motivazioni alla partecipazione all’attività politica: non il bene comune, bensì l’interesse personale e quello del gruppo criminale al quale finiscono con l’appartenere”.

In cambio dei voti: appalti e gestione degli affari, promesse mantenute dal sindaco così come le strade da asfaltare, favori, licenze a costruire, il tutto per assicurarsi i voti. Vincenzo Iadanza, il 19 maggio 2003, parla al telefono con Paradisi e gli spiega il metodo usato, riportando il colloquio avuto con un suo sodale: “Gli dissi: ‘Guagliò 100 euro a testa… mi servono 30… 40 voti!’ Mi disse: “Vincenzo non ti preoccupare me la vedo io… nel giro di 2… 3 giorni te li raggruppo!” Io gli dissi: tu portali, quando li hai raggruppati, portali tu…, ci incontriamo da qualche parte…, per esempio al ROY… ci prendiamo un aperitivo ed io gli dico come devono fare! Hai capito compà? Se sono 40…, 20 li sposta là e 20 di là! Hai capito? E ci do 100 euro a testa”. Paradisi si preoccupa solo di evitare questi discorsi al telefono: “E non parlare mo (bestemmia)! Non parlare di queste cose!”. “Paradisi – si legge nell’ordinanza cautelare – è abbastanza sfrontato nel proporre a eventuali votanti direttamente somme di denaro in cambio del voto. Il futuro Sindaco Izzo è invece più cauto, in quanto teme che, intervenendo in prima persona presso gli elettori, rischia in maniera eccessiva una denuncia penale: per questa ragione ha deciso di affidare a… (B.A. ndr) le somme di denaro da investire nella corruzione elettorale, da corrispondere ai “sostenitori” ad immediato ridosso delle elezioni.

L’importo preventivato dai due candidati, al netto di altri investimenti consistenti in prestazioni gratutite con le proprie imprese a favore dei votanti ammontano, secondo le stesse indicazioni fornite nella vettura a circa 200 milioni delle vecchie lire”. In nome del clan, il 18 maggio Paradisi parla al telefono con un altro sostenitore (Cosimo) che evoca Vincenzo Iadanza e il suo potere intimidatorio. Cosimo: “Questo se Vincenzo stringe un po’ le cose…(se Vincenzo si da un po’ da fare, ndr)… ce lo danno il voto a noi! Però li deve far mettere un po’ paura!” Silvio: “Li deve far mettere paura…! Cosimo: quelli si “cacano” sotto…, hai capito com’è?” Silvio: “Si, si! Il pentito Vincenzo Tardi, interrogato nel 2005, racconta il profilo del sindaco Izzo e i suoi rapporti anche con Antimo Perreca, boss casertano oggi condannato all’ergastolo : “Quando nel 2003-2004 mi sono legato ad Antimino Perreca, ho saputo che Izzo era una persona direttamente a lui legata. Mi risulta che un giorno ha partecipato ad un pranzo presso il ristorante Forche Caudine insieme ad Antimino Perreca, Mimmo il cugino di Antimino (…) ed altri personaggi della criminalità (…) Quel giorno io Papa e Mimmariello e Carmine Liparulo, abbiamo fatto da staffetta per strada nel senso che dovevamo individuare eventuali forze dell’ordine che potessero trovarsi in zona per evitare che questo incontro venisse scoperto. Antimino Perreca con questo Izzo ha pilotato l’appalto per la raccolta dei rifiuti. in Montesarchio e la costruzione di alcune palazzine popolari(…)”. Il sindaco di Montesarchio Antonio Izzo era passato al Pdl nel novembre 2010, salutato con soddisfazione dalla parlamentare azzurra Nunzia De Girolamo che di lui diceva: ”L’ingresso nel Pdl del sindaco di Montesarchio, gia’ presidente di Confindustria a Benevento, oltre che noto imprenditore sannita, sta a significare che gli uomini del fare vogliono impegnarsi con il Pdl. Sono, come dice il presidente Berlusconi, gli uomini delfare che possono dare un forte contributo di rinnovamento delle idee e di riorganizzazione del partito”.