Cinema

Da Billy Bragg a Mannarino

Antirazzista e antidestrorso il musicista Billy Bragg lo è dai tempi della Thatcher. I manuali di storia della sacra corona britannica lo registrano come facinoroso fiancheggiatore dei minatori inglesi in sciopero fin dall’84 a Trafalgar Square, quando viene arrestato durante una manifestazione contro la lady di ferro. Oggi lo potete vedere ancora qui: http://www.guardian.co.uk/politics/video/2010/apr/19/billy-bragg-richard-barnbrook-bnp, alle prese con un ostinato rappresentate del fascistissimo BNP. Raramente come in Bragg l’atipicità di un sound, di una personale rilettura poetica del pop, si sono fuse con l’impegno politico tout-court. In attività dall’83, con il primo lp Life’s  a riot with spy vs. spy, dopo decine di album, lo ritroviamo oggi con capello corto brizzolato e la sua solita chitarra elettrica dalle corde sfiorate come in un eterna ballata e poi subito violentemente sfregate come nel punk più estremo. Nel suo mini tour italiano tardo primaverile, passa il 13 maggio al Bronson di Madonna dell’Albero (Ravenna) e il 17 maggio Teatro De André di Casalgrande (Reggio Emilia). Impossibile perderlo. Magari, tra un riff e l’altro, con qualche tirata sul potere corrotto delle banche.

E’ uscito da poco Supersantos, il secondo album di Alessandro Mannarino che giovedì 12 maggio sarà al Teatro delle Celebrazioni di Bologna in concerto. Non che Supersantos ci abbia sconvolto in fatto di creatività, arrangiamenti e testi. Semmai è l’idea di musica che Mannarino porta in giro per i teatri a darci qualche piccola soddisfazione di retroguardia. Uno stornellare di corde, fisarmonichette, archetti e basso tube esposti all’ennesima potenza, al posto di più curiose armonie di strofe e ritornelli del primo, più equilibrato e caratteristico album, Bar della rabbia. Probabile che visto il corto repertorio, il giovane cantautore romano trasmigrerà tra un disco e l’altro a caccia di versi come quelli di Svegliatevi italiani in pieno clima strapaesano di Bar della rabbia: “Svegliatevi italiani brava gente, qua la truffa è grossa e congegnata, lavoro intermittente, solo un’emittente, pure l’aria pura va pagata. In giro giran tutti allegramente, con la camicia nuova strafirmata, nessuno che ti sente, parli inutilmente, pensan tutti alla prossima rata. Soldi pesanti d’oro colato, questo paese s’è indebitato, soldi di piombo soldi d’argento, sono rimasti sul pavimento, e la poesia cosa leggera, persa nel vento s’è fatta preghiera”.

Park Chan-wook è il regista di Old Boy, dice niente? Peccato. La rinascita del cinema autoriale nella Corea del Sud di fine millennio ha puntato molto su questo regista visionario e post cyberpunk. Della cosiddetta “trilogia della vendetta” (2002-2005), cuore della retrospettiva lampo che il Lumiere di Bologna gli dedica da mercoledì 11 a giovedì 19 maggio, manca giusto Mr.Vendetta, ma Old boy e Lady vendetta sono l’apoteosi di un’estetica sovraccaricata di sincopati e violenti eccessi corporei, di inusitata sete di sangue che ogni protagonista dei film di Park sembra perseguire come intima e religiosa missione. Tanto che l’ultimo vampiresco Thirst (2009) ha per protagonista un prete/Dracula con di fronte le deliranti attrazioni della carne e del sangue di sensualissime indemoniate. Vi sembrerà strano ma nonostante qualche schizzo splatter, stiamo parlando di grossi successi al botteghino coreano (terza/quarta industria del pianeta).

Sabato 14 alle 17 nella sede Anpi di Parma (Piazzale Barbieri, 1), Brunella Manotti presenta Un cuore ribelle – autobiografia di un partigiano. L’autore in questione si chiama Soemo Alfieri, nome di battaglia Russia. Giovane ribelle nato nei borghi dell’Oltretorrente di Parma, Alfieri entra nella clandestinità a quindici anni. Le idee antifasciste della famiglia lo portano alla scelta partigiana che avviene nei giorni successivi all’8 settembre ’43. Nella sua autobiografia, pubblicata oltre sessant’anni dopo quegli eventi, Alfieri racconta con passione e sobrietà i venti mesi di lotta che gli hanno segnato profondamente la sua vita e che ci hanno dato la possibilità di vivere in pace e democrazia anche la nostra.

Ci sono anche…

Al cinema Rosebud di Reggio Emilia, mercoledì 11 maggio alle ore 21, rifanno Il segreto di Esma-Grbavica di Jasmila Zbanic. Il ritratto al femminile più delicato e penetrante tra i film che hanno messo in primo piano la Sarajevo del dopoguerra balcanico. In sottofondo ronzano le torture, gli stupri e le violenze subite da mamma Esma; in superficie trotterella l’inconsapevole figlia della donna alle prese con una gita scolastica che la mamma non può permettersi. Difficile distogliere lo sguardo dallo schermo, impossibile dimenticarsi che tutto è successo lì a poche centinaia di chilometri da noi.

E se ve lo siete perso…

Il 13 maggio alle 21 e il 14 maggio alle 11 al Teatro centrale di Solignano (Parma) replicano Un’eredità senza testamento, tratto dal libro dell’ex partigiana Laura Seghettini, Al vento del Nord. Una donna nella lotta di Liberazione. Dentro ad un’aula di scuola elementari zeppa di cartine geografiche la maestra/attrice Laura Cleri mette in scena la vita resistenziale della Seghettini dal ’43 al ’45. Il pubblico immerso tra i banchi e la cattedra prima impara ad ascoltare, poi inorridisce di fronte al dolore e alle ingiustizie della storia, infine si fa fiero di fianco alla Seghettini ragazza che sfila orgogliosa tra le vie di Parma dopo aver sconfitto i nazifascisti. Momento assolutamente conciliante tra pallottole che sfiorano le tempie, il freddo degli Appennini e la paura dei tedeschi, un caffè caldo che Cleri/Seghettini offre al pubblico nel sottofinale dello spettacolo.