Politica

Formigoni, fioretti e Minetti

Tra i vari accoliti e gli uomini di mano di Silvio Berlusconi, il governatore di Regione Lombardia Roberto Formigoni spicca per l’occhio vagamente bistrato e il sospetto di cilicio, l’aria perennemente melliflua di chi è cresciuto tra le navate di una chiesa interloquendo assai più col sagrestano che non con Dio (immortale battuta del maestro di tutti i clericali cinici, Giulio Andreotti). Un chierico che ci riporta al Medio Evo romanzesco nella sua versione pop. Come quel “I pilastri della terra”, best seller di Ken Follett (14 milioni di copie vendute nel mondo) pubblicato nel 1989 e poi virato in originale televisivo una ventina d’anni dopo, nel 2010.

Infatti il personaggio chiave del racconto follettiano, in cui meglio si può identificare il politico lombardo di lungo corso, è l’efferato e simoniaco vescovo Waleran Bigod; il quale – tra una malefatta e l’altra – mortifica le carni percuotendosi con verghe sino a sanguinare o cingendo di fasce chiodate le proprie braccia e gambe.

Una tipologia umana abbondantemente anacronistica nella modernità laica quanto del tutto incomprensibile – almeno per noi figli del disincanto – in quel mescolare insaziabile sete di potere a un’altrettanto forte ansia di purificazione. Quasi che la purezza derivasse dall’attraversamento di tutti i mali del mondo e dal consacrarsi alle pratiche più ignobili come in una catarsi.

Penetrare in tali menti per coglierne il mistero richiederebbe capacità psicanalitiche e ricostruzioni di catastrofi biografiche che vanno ben oltre i modesti strumenti intellettuali di un semplice commentatore di faccende politiche. Ossia arrivare a comprendere il senso recondito nel fanatismo gesuitico di praticare i peccati più ignobili in nome di una Fede salvifica che propugna Virtù. Tradotto: come riesce Formigoni a far stare insieme i fioretti e la Minetti?

Probabilmente in privato risponderebbe: “per un Fine più alto”.

Il problema è capire quale sia questo “Fine più alto” a cui sacrificare tutto, dalla decenza al senso del ridicolo.

Alla richiesta di chiarire meglio l’oscura affermazione, tipica del suo linguaggio vagamente oracolare, replicherebbe con un altrettanto misterico: “la Volontà superiore”.

Ma cos’è, per questi singolari credenti, siffatta “Volontà superiore”, che loro mantengono avvolta nella vaghezza?

Noi laicisti e pragmatisti abbiamo un metodo terra terra per capire cosa significhi davvero questo oscuro parlare: analizzare i comportamenti, magari seguire il denaro. Certo un metodo modesto, ma che consente di sbozzare il sublime e darci un’occhiata dentro. Nel caso di Formigoni, gli affarismi con personaggi infrequentabili, tra cui spiccava persino Saddam Hussein (l’operazione Food for oil, con cui veniva aggirato l’embargo dell’Onu contro l’Iraq che massacrava perfino i propri cittadini curdi irrorandoli di gas letali); le spremiture di pubblico denaro dalla sanità pubblica, in combutta con cliniche private milanesi che operavano pazienti asportando loro organi sani per ricavarne lucrosi ticket regionali.

A chi andava il vantaggio di tali poco encomiabili comportamenti, dove si giunge seguendo le tracce del denaro? Il punto d’arrivo è uno solo: l’organizzazione papista, molto radicata nel suolo lombardo, chiamata Comunione e Liberazione; il suo braccio armato: la Compagnia delle Opere. I veri referenti del Governatore sul territorio.

Quindi – alla luce dei fatti – possiamo sciogliere l’enigma del che cosa è ciò che Formigoni indica come “Volontà superiore”: il Potere. Identificato in quella istituzione che da due millenni presidia uno spazio umano grazie al monopolio della consolazione attraverso la Fede degli umanissimi dolori: Santa Romana Chiesa. La salvezza psicologica assicurata dal servizio permanente degli interessi ecclesiastici, incarnati nella persona del papa e nel supremo vertice dei suoi cardinali e vescovi.

Una devozione che si traduce nel sentimento contrario riguardo all’istituzione concorrente: l’odio verso lo Stato laico e repubblicano.

Induce non poca inquietudine constatare come personaggi di tale natura e con tali mentalità oggi siano al governo nella più importante istituzione regionale della nostra Repubblica. Siano alla guida del territorio che – si dice – più e meglio dovrebbe promuovere la modernizzazione del Paese, con quella loro mentalità retrograda e oscurantista da Santa Inquisizione.

Gente che non risulta minimamente preoccupata della catastrofe civile in cui ci stiamo dibattendo. Perché stupirsene? Tanto loro sognano l’avvento di una bella ierocrazia (la dittatura dei preti). Mentre nel frattempo – venerando il Potere per il Potere – hanno definitivamente smarrito il Dio dei Vangeli.

Nessun problema – dunque – nello stare a fianco del neopagano Berlusconi, magari abbuonargli perfino le bestemmie, a patto che assicuri consistenti e ininterrotti oboli alle casse vaticane e cielline. Affinché tali organizzazioni possano perseguire “fini più alti”: la perpetuazione del proprio Potere.