Cultura

Ultimo tango a Sarajevo

Dalla Sarajevo sotto assedio, dalla città martire, il vecchio grande poeta Izet Sarajlić scrive questa poesia che racconta il desiderio di costruire momenti di vita normale mentre intorno tutto viene distrutto e mentre la speranza del domani sembra ormai finita.

Torneremo a parlarvi di Izet Sarajlić, di Sarajevo, degli Incontri internazionali di poesia che si svolgono ogni anno nella capitale bosniaca, della poesia che si materializza nei luoghi di conflitto. Intanto, la bellissima, struggente Ultimo tango a Sarajevo.

Ultimo tango a Sarajevo

Il novantaquattro, 8 marzo.
La Sarajevo degli amanti non si arrende.
Sul tavolo l’invito per il matinée di danza allo Sloga.
Naturalmente ci andiamo!

I miei pantaloni sono un po’ logori,
e la tua gonna non è proprio da Via Veneto.
Ma noi non siamo a Roma,
noi siamo in guerra.

Arriva anche Jovan Divjak. Dagli stivali si vede
che viene direttamente dalla prima linea.
Quando ti chiede un ballo sembri un po’ confusa.
Per la prima volta ballerai con un generale.

Il generale non immagina l’onore che ti ha fatto,
ma, a dire il vero, anche tu al generale.
Ha ballato con la donna più celebrata di Sarajevo.
Ma questo tango – questo è solo nostro!

Per la stanchezza ci gira un po’ la testa.
Mia cara è passata anche la nostra magnifica vita.
Piangi, piangi pure, non siamo in Via Veneto,
e forse questo è il nostro ultimo ballo.

(1994)

Se volete ascoltare la poesia dalla voce di Sarajlić o leggerla in lingua originale cliccate qui.

Foto: Mario Boccia. Archivio Casa della poesia