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Crisi libica, l’Unione europea <br> sempre più divisa

Vertice Ue sulla Libia. Al via altre sanzioni economiche ma non si decide che guida la coalizione. La Francia spinge sull'acceleratore, la Germania sul freno. Occhi puntati sulla Nato, mentre Malta comincia ad avere paura. Ma la Francia vuole essere protagonista

Al centro il premier turco Erdoğan, contrario a un diretto intervento della Nato in Libia

Dopo la crisi economica e il destino dell’Euro, a dividere definitivamente l’Europa ci pensa la Libia di Gheddafi. Trovare una posizione comune tra i 27 sulla crisi libica sembra diventare infatti sempre più difficile. Se fino a qualche giorno fa il dubbio era se intervenire militarmente o meno, adesso a tenere banco è la scelta di chi deve guidare la coalizione formatasi dopo il vertice di Parigi, dove lo scetticismo della Germania ha cercato di frenare fino all’ultimo la voglia d’interventismo franco-inglese.

Proprio Francia e Inghilterra premono per avere il riconoscimento del comando del cosiddetto “gruppo dei volenterosi”, composto al momento da Usa, Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada, Danimarca e Belgio, che sabato scorso ha iniziato i primi raid aerei in Libia. Il vertice Ue dei ministri degli Esteri di oggi non ha di certo dissipato i dubbi. Oltre alle ormai ritrite prese di posizione in difesa dei diritti umani del popolo libico, l’Ue non è riuscita ad andare al di là di ulteriori sanzioni economiche. Vengono aggiunte 11 persone, principalmente membri del governo libico, alla lista dei 27 ai quali erano stati congelati i beni e interdetta l’entrata in Europa. Aggiunte anche altre 9 “entità finanziarie” (compagnie di investimento, fondazioni, entità statali e banche) alla lista delle 5 colpite da misure restrittive, tra le quali figuravano la Banca centrale libica e un fondo sovrano che gestisce i redditi petroliferi del paese. Nessuna decisione su chi deve guidare la coalizione. Dopo il passo indietro degli Stati Uniti, che dopo Afghanistan e Iraq sembrano preferire un low profile, gli occhi restano quindi puntati sulla Nato, chiamata da molti a mettere la propria bandiera sulla missione “Odissea all’Alba”. Tra questi Franco Frattini, che ha evocato a più riprese l’ombrello dell’Alleanza Atlantica. Non così sembrano pensarla i cugini francesi, che sin dall’inizio hanno osteggiato il ruolo di prima linea della Nato. E oggi possono dire, con il ministro degli esteri Juppé, che “la Nato non può avere il comando perché la Lega araba non lo vuole”.

Contraria ad un diretto intervento della Nato è anche la Turchia di Erdoğan, che da settimane cerca di bloccare il via libera sia all’embargo delle armi, sia all’istituzione di una no-fly zone. Per motivi analoghi anche la Germania non fornirà nessun aiuto militare. «Dobbiamo considerare ogni scelta con molta attenzione», ha ammonito il ministro agli Esteri di Berlino Guido Westerwelle. Forti e inquietanti le ultime dichiarazioni del Presidente russo Vladimir Putin, secondo cui la risoluzione Onu “sembra una chiamata medievale alle crociate” e “dimostra che la Russia fa bene a riarmarsi”. Parole seccamente smentite dal presidente russo Medvedev.

Il portavoce del ministro agli Esteri di Mosca Alexander Lukashevich, invece, aveva cercato di essere più diplomatico, giudicando la risoluzione “ in se stessa controversa”. E intanto nel Mediterraneo qualcuno ha già paura delle ritorsioni di Gheddafi. Il leader maltese Lawrence Gonzi ricorda quanto la sua piccola isola sia vicina alla Libia. Ma Parigi non ha dubbi: bisogna andare avanti. “Assicuriamo il popolo libico che siamo determinati ad aiutarli nella loro causa”, aveva detto Sarkozy dopo i primi missili sganciati sabato scorso dai caccia francesi. “Come Paese del Mediterraneo, la Francia ha il dovere di aiutare la primavera del mondo arabo”. Dichiarazioni che preoccupano proprio la Lega Araba, inquieta per ”le modalità della no fly zone finora attuate, in particolare da parte delle forze francesi”.