Politica

A Roma per i referendum

L’acqua è un bene comune, un diritto umano che deve essere garantito a tutti, sottratto alla logica speculativa del mercato che vorrebbe farne un privilegio per pochi e un fattore di business per le lobby. Il nucleare è una scelta pericolosa, costosa, anacronistica che è stata già bocciata in passato da una consultazione referendaria, contraria a quanto avviene nel resto del mondo dove si punta sulle fonti rinnovabili (le stessa falcidiate dal governo). La legge è uguale per tutti i cittadini, come afferma l’art. 3 della Costituzione, e non c’è motivo valido per mettere in discussione questo principio fondamentale della democrazia (pena, l’alterazione della democrazia stessa).

Eppure proprio l’acqua pubblica, l’energia dell’atomo e la giustizia sono i tre volti principali attraverso cui si manifesta l’azione autoritaria e golpista del governo. Decreto Ronchi, piano energetico targato Prestigiacomo-Romani, legittimo impedimento sono le misure legislative e politiche per mezzo delle quali si attua questa stessa azione, che nasce come un tentativo di autodifesa – disperata- da parte di un esecutivo instabile, delegittimato sul piano della credibilità internazionale dopo il Rubygate, privato di una maggioranza parlamentare degna di questo nome e ridotta alla compravendita, corroso dalle tante inchieste giudiziarie che riguardano gli uomini più vicini al presidente del Consiglio, oltre che lo stesso presidente del Consiglio, naturalmente.

Per questa ragione l’Italia dei Valori si è fatta promotrice di una campagna referendaria volta a contrastare la trasformazione del nostro paese in un sultanato anti-democratico, dove la legge è sospesa per i più potenti e i diritti sono aggrediti, dove la giustizia cessa di essere una garanzia comune e la privatizzazione selvaggia fagocita ogni settore, portando alla realizzazione di una società ingiusta e disumana, in cui “l’uomo è un lupo per gli altri uomini”, come direbbe Hobbes. L’Italia dei Valori si è impegnata nella raccolta delle firme ed ha proposto una rosa di quesiti referendari per restituire la decisione ai cittadini e alle cittadine, cercando di garantirgli quel ruolo di primo piano che essi meritano rispetto al loro presente e al loro futuro. Così entro giugno si terrà la consultazione per difendere l’acqua pubblica, per contrastare il ritorno delle centrali nucleari, per abrogare il legittimo impedimento.

Quest’ultimo quesito, proposto ai cittadini, ha ovviamente una natura politica di grande impatto: se gli italiani sosterranno l’abrogazione di una norma ad personam illegittima, come lo scudo approvato perché Berlusconi possa fuggire la giustizia, allora sarà conquistato un importante grimaldello per lavorare all’abbattimento politico del governo. Niente per l’esecutivo potrà essere come prima. Si tratta di una delegittimazione propedeutica alle elezioni anticipate, con le quali il sultano e la sua corte potranno essere mandati a casa. Oppure in tribunale, davanti ai giudici. Non per sacro fuoco giustizialista, ma per rispetto della Costituzione, della democrazia, dei cittadini.

Sabato 19 marzo a piazza Navona, a Roma, si terrà un importante appuntamento politico e artistico per lanciare l’apertura della campagna referendaria. Ci saranno musicisti e intellettuali, da Enzo Avitabile a Franca Valeri, oltre ad importanti esponenti del mondo della giustizia e della politica. Soprattutto ci dovranno essere tanti cittadini e tante cittadine, quella società civile sana che rappresenta il presidio più prezioso a difesa della democrazia. Per questo rivolgo un appello appassionato a partecipare, in particolare dopo l’intenzione dispotica annunciata dal governo e dal ministro Maroni in merito alla data della consultazione: il responsabile degli Interni ha infatti reso noto che l’esecutivo sarebbe orientato a non accorpare la data del referendum con quella delle amministrative (29 maggio), come invece richiesto dall’IdV e da altri partiti.

Decisione scellerata che porterà allo spreco di 350 milioni di euro di denaro pubblico, che avrebbero potuto essere investiti nel welfare o nella sicurezza per esempio. Una decisione dovuta alla paura nutrita da Palazzo Chigi verso questo appuntamento. Meglio pensare agli stratagemmi più meschini per farlo fallire e non consentire il raggiungimento del quorum: procrastinare la data e posizionarla dopo le amministrative, sfruttando la “stanchezza” dei cittadini già protagonisti di altri appuntamenti elettorali, magari con la speranza che una bella giornata di sole possa dare il suo contributo, spingendoli al mare piuttosto che ai seggi. Per questo, sabato, a piazza Navona dovremmo essere in tanti. Per questo in tanti dovremmo votare al referendum.