Politica

Alla mafia non piace la piazza della Costituzione

Grazie davvero a quanti, e tra questi tutta la redazione del Fatto, hanno reso possibile la riuscita della giornata edicata al tricolore e alla Costituzione.

Per la prima volta si sono ritrovati, in tante piazze italiane ed internazionali, donne e uomini distinti e distanti, e che tali resteranno, unite solo dalla comune passione civile per la legalità repubblicana, e tra questi anche non pochi esponenti di Futuro e Libertà, o almeno quelli che non recitano la litania contro quelli che: “sono ossessionati dal Berlusconi e dal berlusconismo…”, come se in Italia si potesse marciare per la Costituzione fingendo di non sapere che il presidente del consiglio ha già annunciato la sua intenzione di strapparne alcune pagine…

Per questo è stato importante provare a mettere insieme un fronte ampio che ora, tuttavia, dovrà avere anche una sua traduzione politica, a cominciare da una intransigente battaglia per imporre una sola tornata elettorale che accorpi la data delle elezioni amministrative a quella dei referendum. Su questo punto gli oppositori dovranno far sentire la loro voce, rinunciando a tatticismi ed ad opportunismi di chi, anche nel centrosinistra e in particolare nel Pd, spera di disattivare così l’appuntamento con i referendum.

Se ancora ci fosse stato bisogno di una prova, la milionesima, delle intenzioni di questi signori, ci hanno pensato Cicchitto, Gasparri, e Santanché a mettere il sigillo sul progetto di ridurre al silenzio la magistratura e i poteri di controllo.

Gli stessi che avevano plaudito alla cacciata dei Biagi, dei Santoro, dei Travaglio, ieri sera sono tornati ad attaccare Antonio Ingroia, un magistrato serio e rigoroso, un allievo di Paolo Borsellino che ha il solo torto di occuparsi di mafia e di aver trovato ovunque le tracce dei Dell’Utri, del capo supremo, di altri protagonisti delle varie P2, P3, P4, insomma uno che vorrebbe fare il giudice ed applicare le leggi. Il loro livore, purtroppo per l’Italia, è la migliore conferma della serietà del lavoro di quei magistrati di Palermo.

Il dottor Ingroia ha deciso di partecipare alla grande manifestazione di Roma dedicata al tricolore e alla carta costituzionale, e lo ha fatto perché ama questi valori e li onora ogni giorno. Dal palco ha reso omaggio alla sua bandiera e ha confermato un giuramento che obbliga ogni giudice a privilegiare l’interesse generale rispetto a qualsiasi interesse particolare, soprattutto se illecito.

Nei suoi confronti si è scatenata la solita randellata mediatica, il servizio d’ordine del capo ha vomitato insulti contro Ingroia: ” Non è autonomo, si è schierato, vergogna…”, hanno tuonato Gasparri e camerati.

Proprio così, viviamo in un paese dove l’anomalia sarebbe rappresentata da un giudice che ama la sua Costituzione e non da un presidente che ospita un mafioso a casa, che adora un amico condannato in secondo grado per associazione mafiosa, che può permettersi di inviare alle sue tv videocassette nelle quali lui, un imputato, aggredisce i suoi giudici.

Stanno tentando di rovesciare il mondo, di rendere normale ciò che è mostruoso, per riuscire in questo piano di antica discendenza piduista hanno però bisogno del nostro silenzio e della nostra indifferenza.

Per questo ringraziamo il giudice Ingroia per aver portato ieri una testimonianza civile e con lui ringraziamo quanti continuano a contrapporre al buio della intolleranza le luci della legalità e della Costituzione, così dovremo continuare a fare sino a quando i molestatori non saranno stati messi in condizione di non nuocere alla Repubblica e ai suoi abitanti.