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Libia, la Ue fa mea culpa e bacchetta l’Italia <br/> per l’accordo del 2009 siglato con Gheddafi

Alla riunione straordinaria dell'Europarlamento ha partecipato anche il direttore Frontex Ikka Latinen. Ne emerge un eccessivo allarmismo da parte del ministro dell'Interno italiano sulla questione profughi

Da una parte la gestione del flusso migratorio dal Nord Africa, dall’altra la condanna della politica estera Ue nella zona del Maghreb e del Mashreq. Questo il succo della riunione straordinaria organizzata questa mattina all’Europarlamento tra deputati, direttore Frontex Ikka Latinen e commissaria Ue per gli affari interni responsabile per l’immigrazione.

Sullo sfondo il mea culpa del commissario all’Allargamento Stefan Fuele per l’appoggio europeo ai dittatori del Nord Africa, confessione più unica che rara nella storia dell’Unione europea. “Dobbiamo guardare al passato con umiltà. L’Europa non è stata abbastanza incisiva nel difendere i diritti umani e le forze democratiche nella regione. Troppi di noi hanno creduto che i regimi autoritari fossero una garanzia di stabilità nell’area”.

Riferimento più o meno diretto all’accordo Italia-Libia siglato nel 2009 e dichiarato oggi “sospeso” dal ministro agli Esteri Franco Frattini. “L’Europa dovrebbe stare dalla parte dei dimostranti per la democrazia e non dei dittatori”, ha dichiarato Fuele. D’accordo Sonia Alfano (IdV) membro della commissione libertà civili al Parlamento europeo, che parla di “politica fallimentare” sia dell’Italia che dell’Europa. “L’Ue ha finora privilegiato gli accordi commerciali piuttosto che i diritti dei cittadini nordafricani”. Una delegazione del Parlamento europeo era già stata in Libia in tempi non sospetti lo scorso Novembre, ma secondo Alfano, che vi aveva preso parte, si è trattata purtroppo più di “una visita turistica che politica”.

Per quanto riguarda gli sbarchi in Sicilia, il direttore di Frontex si dice ottimista sull’esito della missione “Hermes Extension 2011” lanciata a Lampedusa grazie ai 25 milioni di euro stanziati da Bruxelles e ai 50 esperti messi a disposizione dagli stati membri. Secondo Frontex si sta assistendo a flussi migratori diversificati, la maggior parte dei quali non diretti verso l’Europa, bensì tra Egitto, Tunisia e Libia. Il commissario Malmstrong aveva d’altronde già giudicato eccessive le paure del ministro Bobo Maroni circa un probabile esodo dalla Libia all’Italia. “Per il momento non ci sono sbarchi di questo tipo. I profughi libici stanno andando in Tunisia e Egitto”. Le paure ventilate da Roma erano state criticate anche dal Consiglio Ue del 24 febbraio. “Non possiamo dipingere il diavolo prima di vederlo”, aveva dichiarato il ministro dell’Interno ungherese Sandor Pinter, a capo della Presidenza Ue di turno.

Insomma l’impressione è che in Italia si voglia soffiare sul fuoco della paura invece che affrontare gli errori commessi in politica estera. In Francia, invece, le rivolte nel mondo arabo hanno spinto Nicolas Sarkozy a un rimpasto di Governo. A perdere il posto sono stati il ministro degli affari esteri Michèle Alliot-Marie e quello degli interni Brice Hortefeux. In un discorso pubblico, Sarkozy ha giustificato l’operazione con la necessità di ridefinire la politica estera della Francia.

Pier Antonio Panzeri (Pd) presidente della delegazione del Parlamento europeo sul Maghreb, sottolinea la necessità di “iniziative a medio e lungo termine per una nuova strategia del Mediterraneo”. Intanto l’Ue, dopo aver varato sanzioni nei confronti di Gheddafi e di 25 dei suoi fedelissimi, si prepara a una riunione straordinaria del Consiglio Ue per studiare le prossime mosse.