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Tunisia, Egitto, Libia, è già nostalgia del ‘tappo’

Saltano i tappi dell’Africa del Nord e del Mondo arabo, dal Mediterraneo magari fino al Golfo. Saltano i tappi di dittatori e autocrati di cui l’Occidente, non solo l’Italia, è stato miope amico fino all’ultimo, perché lo proteggevano dai rischi dell’integralismo e del terrorismo e gli garantivano approvvigionamenti energetici. E più maramaldi che mai eccoci ora a inneggiare alla caduta, anzi al rovesciamento da parte del popolo, di Ben Alì prima, Mubarak poi, oggi Gheddafi, domani chissà, quegli stessi che, fino al giorno prima della loro disgrazia, avevamo ricevuto con molti onori nei nostri palazzi, cui avevamo lasciato piantare le tende nei nostri giardini e catechizzare pubblicamente le nostre ‘vergini’. Con consumata ipocrisia, le cancellerie occidentali dichiarano unanimi la loro soddisfazione, le organizzazioni internazionali mettono a disposizione aiuti d’emergenza e programmi di cooperazione.

Però, saltati i tappi, immediatamente ci preoccupiamo di quello che accadrà adesso: integralismi al potere?, ondate di terrorismo?, o, meno cruentamente, ma più verosimilmente, ondate di migranti sulle nostre coste? E già ci viene la nostalgia del tappo: mettercene un altro, come pare esserci riuscito in Egitto, dove Mubarak non c’è più, ma dove l’esercito ha in mano la situazione – e vedremo se e come si arriverà alle presidenziali di settembre -; e come, invece, non c’è ancora riuscito in Tunisia, dove la transizione non è stata completa e dove i fermenti d’insoddisfazione restano. E in Libia? Lì, l’incertezza è totale, ma noi stiamo già dicendo che l’integrità territoriale del Paese va salvaguardata, che Cirenaica e Tripolitania devono stare insieme, come se la Libia fosse un’entità statale storica e non, invece, un patchwork tribale passato dal dominio ottomano alla colonizzazione italiana, trovando solo nel dopoguerra l’indipendenza.

E, allora, se nella nostra Europa degli Stati nazionali, abbiamo fatto in un battibaleno di uno, l’Urss, 15, e poi, in modo magari più travagliato, di uno, la Jugoslavia, sette, perché sulla riva sud di quello stesso mare fino a ieri jugoslavo e oggi di Slovenia, Croazia, Montenegro, non potrebbero nascere due Stati dove ce n’era uno? Lasciamoglielo decidere a loro che cosa vogliono fare e se vogliono stare insieme.